ROMA – Nuovo stop al processo per il sequestro e l’omicidio di Giulio Regeni. La prima corte d’Assise di Roma ha accolto una richiesta sollevata dai servizi segreti egiziani relativa al diritto di difesa e alle spese per le consulenze di parte. I magistrati hanno ritenuto la questione “non manifestatamente infondata” e “rilevante” al fine della definizione del giudizio.
Soddisfatto l’avvocato Tranquilino Sarno, uno dei difensori: “La Corte Costituzionale nella sua prima sentenza ha creato la figura dell’imputato formalmente assente ma nei fatti irreperibile. Ciò ha comportato una stortura del sistema che su questo, come su molti altri aspetti, non può che sollevare sospetti di violazione del diritto di difesa – dichiara all’Adnkronos e aggiunge – oltre al caso sollevato, si pensi ad esempio all’impossibilità, in caso di condanna, di presentare impugnazione ai sensi delle modifiche legislative apportate dalla riforma Cartabia” ha sottolineato il penalista.
Nell’ordinanza che blocca il procedimento si fa riferimento alla possibile incostituzionalità della norma che impedisce al difensore d’ufficio di nominare un consulente tecnico a spese dello Stato quando l’imputato è assente. Secondo i giudici, questa regola limita il diritto di difesa, perché in tal caso, che costituisce circostanza straordinaria, bisognerebbe adattare le norme per garantire comunque all’imputato una difesa effettiva, anche se non può richiedere personalmente il patrocinio gratuito.


