I grillini voteranno in aula solo le leggi che rispecchiano il loro programma, “chiunque sia a proporle”. Il leader del Movimento 5 Stelle esclude di votare la fiducia a un governo Bersani, non la pensa troppo diversamente rispetto alla coalizione di Berlusconi. I 163 deputati in Parlamento decideranno di volta in volta da che parte stare sulla base dei contenuti. Una riforma molto attesa è quella sul finanziamento pubblico ai partiti, in merito a cui Grillo ha detto: “Se Bersani vorrà proporre l’abolizione dei contributi pubblici ai partiti delle ultime elezioni lo voteremo di slancio”, faranno allo stesso modo se metterà in calendario il reddito di cittadinanza. Ma se su questi punti si può trovare un’intesa con il centrosinistra, non si può dire altrettanto sul secco no del Movimento 5 Stelle alla linea ad alta velocità e sulla battaglia dei grillini per uscire dall’euro.
Ma mentre i politici sono impegnati a cercare un equilibrio per il nuovo governo, i tesorieri dei partiti se la vedono con la pioggia di rimborsi da 159 milioni di euro che cadrà nei prossimi cinque anni su quei gruppi che hanno portato alle Camere almeno un parlamentare. Sembra un bottino cospicuo, ma non lo sarà agli occhi dei parlamentari visto che, nel 2008, i milioni da dividersi erano ben 407.
Secondo le norme approvate a luglio dell’anno scorso, la regola è che tanti voti prendi tanti soldi incassi: al Movimento 5 Stelle spetterebbero dunque 42,7 milioni di euro. Ma non verranno incassati, per due motivi: all’avversione a quello che viene considerato un finanziamento pubblico vero e proprio, mascherato da rimborso, si aggiunge l’assenza di uno statuto, requisito richiesto per la riscossione.
Alessandra D’Acunto
