Ijf: genesi di un successo annunciato. Breve storia di una manifestazione che cresce di anno in anno

L’International Journalism Festival, giunto alla sesta edizione, è riuscito a raggiungere nel giro di pochi anni un obiettivo sorprendente: trasformare per una settimana all’anno Perugia nella capitale mondiale del giornalismo. Ma da dove nasce questo successo?

L’idea è venuta sul finire del 2006 ad Arianna Ciccone e Christopher Potter. Lo scopo: parlare di giornalismo, informazione, libertà di stampa; secondo un metodo innovativo: favorire l’incontro tra addetti ai lavori provenienti dai quattro lati del globo che, mettendosi a confronto con giovani colleghi, normali cittadini e professionisti di altri campi, creano un imponente flusso di idee ed esperienze.

Partito quasi in sordina, l’Ijf ha visto nel corso degli anni crescere in maniera esponenziale il numero dei relatori e degli eventi, diventando un appuntamento irrinunciabile per molti; almeno in Italia, la prima manifestazione per importanza sulla comunicazione.

Tra i grandi nomi ospitati negli anni scorsi vere e proprie eccellenze internazionali: Dennis Redmont, ex presidente di Associated Press; Vin Ray, direttore della scuola di giornalismo della BBC; Wilfried Ruetten, direttore del Centro europeo di giornalismo di Maastricht; Evan Cornog, della scuola di giornalismo della Columbia University; Carl Bernstein, prima firma del Washington Post; Ethan Zuckermann, fondatore di Global Voices, portale dedicato al citizen journalism; il premio Pulitzer Seymour Hersh; il direttore di Business Week, John Byrne; Jean-Francois Julliard, direttore di Reporters Sans Frontiers. Per citarne solo alcuni.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, salutando l’edizione2008, hapubblicamente apprezzato il ruolo del festival per la promozione di un’informazione libera e indipendente.

L’edizione2011 haregistrato numeri impensabili sei anni fa: 150 eventi, 500 speaker, più di 400 accreditati tra giornalisti, frrelance e blogger, oltre 200 volontari e un totale di circa 40mila presenze.

Unica nota stonata: forse un’eccessiva presenza dei “soliti noti” di casa nostra e dei direttori di quotidiani, espressione più della proprietà che del mondo del giornalismo tout court.

Come dire: missione compiuta (in parte).

Marcello Gelardini