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HomeEconomia Il concordato preventivo non decolla, ma Leo rilancia: “Allo stato 1,3 miliardi di euro”

Concordato preventivo
Il governo rilancia l'apertura
Leo: "Allo stato 1,3 miliardi"

Il viceministro: "Partita ancora aperta"

Adesioni ancora insufficienti

di Tommaso Di Caprio05 Novembre 2024
05 Novembre 2024

Maurizio Leo, Viceministro dell'Economia e delle Finanze | Foto Ansa

ROMA – Concedere un’altra possibilità al concordato preventivo e provare a ridurre del 33-35% la seconda aliquota Irpef. È questa la strada scelta dal governo per combattere l’evasione fiscale e proteggere le classi sociali più esposte all’urto della pressione fiscale. 

È quanto si apprende dalle dichiarazioni del viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che in un’intervista al Sole 24 Ore ha definito il concordato preventivo “una partita non ancora chiusa”, a patto che “ci sia il via libera collegiale di Palazzo Chigi e della maggioranza e che porti ad un effettivo giovamento alla finanza pubblica”. Il numero due di Giorgetti si è detto moderatamente ottimista sulle prossime mosse del governo, prevedendo che un’eventuale riapertura dello strumento fiscale “potrebbe fruttare allo stato 1,3 miliardi di euro”. 

Dagli ultimi rilevamenti legati alla scadenza del 31 ottobre, emerge, però, uno scenario in chiaroscuro. I dati del Sole 24 ore dicono che le partite Iva (professionisti e lavoratori autonomi) che hanno aderito al patto biennale proposto dal governo meloni sono poco più di 500 mila. Un numero, questo, non ancora sufficiente per riportare la maggior parte dei contribuenti italiani nel perimetro della legalità. Come sottolineato dallo stesso Leo, che ha però definito il lavoro svolto sin qui “un risultato straordinario”, dato che per la prima volta e in un colpo solo, “abbiamo portato fuori dal perimetro dell’evasione fiscale 160 mila soggetti”. 

Inoltre, a detta di Leo, una riapertura del concordato preventivo “per quei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi entro il 31 ottobre, ma non hanno aderito in precedenza”  potrebbe accrescere ulteriormente il gruzzolo della base imponibile ai fini della tassazione delle imposte dirette (Irpef e Ires), a oggi quantificabile in 8,5 miliardi. 

La questione centrale da affrontare adesso riguarderà i tempi e modi di un’eventuale riapertura. I tecnici del tesoro sono già al lavoro per trovare una finestra che non vada a complicare il nuovo calendario fiscale 2025.

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