HomeCronaca “Il problema non è la partecipazione ma la rappresentanza”

“Oggi siamo più informati
ma non partecipiamo
alla vita pubblica”

Parla il coordinatore Rete Studenti Medi

“Bisogna aprire le porte ai giovani”

di Maria Sole Betti06 Marzo 2023
06 Marzo 2023

Leonardo Soffientini è il coordinatore della Rete degli Studenti Medi. Studia Scienze Politiche alla Sapienza, ma si è avvicinato alla politica quando aveva solo 16 anni. Ci ha raccontato che cosa significa essere militante oggi.

Si parla spesso di poca partecipazione politica da parte dei giovani, ma i dati lo smentiscono. 

“Secondo la Rete Studenti Medi quando si parla di crisi della partecipazione giovanile, l’elemento non è tanto la mancanza di interesse politico. Oggi attraverso i social network e Internet la nostra generazione è particolarmente informata su molti fatti. Il nodo è invece quello della crisi della rappresentanza dei giovani, cioè il fatto di non riuscire a mettere in collegamento la partecipazione giovanile alla vita pubblica, e le idee dei ragazzi con l’attuale sistema partitico. I giovani hanno perso quel tipo di riferimento, anche a causa di una sfiducia importante nella politica istituzionale. Oggi il giovane esprime una politica più attraverso l’attivismo digitale con un post su Instagram o un Reels, piuttosto che attraverso il voto”.

Come mai l’interesse dei giovani si è spostato su questioni più civili e globali? 

“La nostra è una generazione che è molto globalizzata. Tanti ragazzi, più che sentirsi appartenenti anche alla politica del proprio Paese, si sentono quasi più vicini a una politica mondiale. Penso al movimento Fridays for Future, che per riempire le piazze senza nemmeno una call to action nelle scuole. Effettivamente per i diritti civili c’è un tipo di sensibilità in più rispetto a quelli sociali, su cui comunque si rimane ancorati, probabilmente proprio perché si tratta di questioni su larga scala globale, e non semplicemente del nostro Paese. all’attivismo sociale e politico. Inoltre, il movimento ambientalista non ha avuto bisogno dell’appoggio di nessuna forza politica perché la sua visione è condivisa trasversalmente da tutti i partiti portavano”.

Con l’inizio della guerra e la fine del Covid, c’è stato un risveglio dei movimenti giovanili e un avvicinamento da parte dei partiti? 

“C’è stato un avvicinamento della politica alle realtà giovanili. Forse però, oltre a qualche dimostrazione a livello di narrazione pubblica, in realtà non c’è stato nessun tipo di azione concreta per aprire le porte della politica ai giovani. Questo perché politicamente si ragiona su schemi ancora legati alla prima o alla seconda Repubblica, o a un arco parlamentare ben definito da sinistra a destra”.

In che cosa i movimenti studenteschi di oggi differiscono concretamente da quelli del passato?  

“Ancora oggi, sia a destra che a sinistra ci sono organizzazioni politiche studentesche molto ideologiche, con un forte legame con i miti del passato. Però coesistono anche organizzazioni come la nostra, schierate chiaramente ma democraticamente. Inoltre nel panorama giovanile c’è sempre un elemento di conflitto tra la compagine antifascista di sinistra e quella di destra. E questo riprende sicuramente schemi di tipo novecentesco, riproposti nelle formule, nei modi e nei simboli. Ma la differenza è chiara: sta nei mezzi, che non sono gli stessi”.

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