"In Italia ci sono più casirispetto a quelli accertatidalla Protezione civile"

Parla Roberto Cauda, direttore del reparto malattie infettive del Gemelli

Gli ultimi numeri della Protezione civile dicono che in Italia ci sono stati almeno 74.386 casi di Coronavirus. Di questi 9.362 persone sono guarite e 7.503 sono, invece, decedute, portando quindi la popolazione attualmente infetta a 57.521 casi. Solo nella regione Lombardia, la più colpita dal virus che sta mettendo in ginocchio tutto il mondo, i positivi sono stati 32.346 e i morti 4.474, Situazione diversa per la Germania. Stando a quanto riporta la John Hopkins University, le persone risultate positive al Covid-19 sono, infatti, 32.991 e le vittime 159. I numeri però non coincidono con quelli riportati dal Robert Koch Institut, secondo cui i casi sono 31.554 e i morti 149. Lumsanews ha intervistato Roberto Cauda, direttore dell’area microbiologica e malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, con il quale si è cercato di fare chiarezza sui dati diffusi.

Professore, come si spiega un numero così elevato di morti in Italia rispetto, ad esempio, della Germania?
“Ci sono tantissime spiegazioni, anche se è meglio definirle ipotesi. In un recente studio pubblicato dai colleghi della Lombardia si evidenzia che il virus, in Italia, è iniziato a circolare già a gennaio, con molti casi di asintomatici o pauci-asintomatici (che presentano pochi sintomi, ndr) che di fatto sono sfuggiti al controllo. Proprio per questo motivo, i numeri dei soggetti colpiti è maggiore che altrove”.

Roberto Cauda, direttore di malattie infettive e microbiologia al Policlinico Gemelli di Roma

Per quanto riguarda la mortalità?
“L’ipotesi più accreditata e la più probabile, dal mio punto di vista, è che il numero di persone infette sia molto più alto di quello che viene quotidianamente stimato. Con un denominatore più alto, quindi con più casi positivi rispetto a quelli accertati, cala anche la mortalità, portandosi a livelli più simili a quelli di altri paesi, come la Germania, dove magari non c’è una ricerca molto puntuale sui tamponi che vengono effettuati. È probabile che non vengano effettuati i tamponi su tutti i deceduti. Questo non permette di sapere chi è morto per e con Coronavirus e chi no”.

Come si potrebbe capire qual è il reale numero di persone positive?
“In Corea sono stati effettuati controlli a tappeto partendo dallo screening delle persone infette. Prendiamo come caso emblematico quello Veneto: nella regione amministrata da Zaia la mortalità è molto più bassa rispetto alla Lombardia, questo perché si è deciso di fare molti più tamponi”.

Si è parlato molto anche del fatto che la popolazione italiana ha un’età media più alta rispetto al resto degli altri paesi.
“Sì, anche questa è un’ipotesi. In Italia la media dell’età dei deceduti per Coronavirus si aggira intorno ai 70 anni. Un altro fattore da considerare è che i soggetti che muoiono hanno anche altre patologie pregresse. È altamente probabile, infatti, che nelle valutazioni della Germania vengano considerati morti per Covid-19 solo  le persone morte esclusivamente a causa del virus”.

Mariacristina Ponti

Mariacristina Ponti nasce in Sardegna nel lontano 1992, dopo un diploma al liceo scientifico, decide di conoscere il mondo e di trasferirsi a Padova e, successivamente, a Roma. Le sue passioni sono la politica, il calcio, i nuotatori e la musica indie, ma solo quella vera. E Guccini, ovviamente.