Il punto del cavalcavia a Mestre dove si è verificato l'incidente | Foto Ansa

La sciagura di Mestreil Comune sul guardrail:il buco per la manutenzione

Ancora da chiarire le cause Identificate tutte le 21 vittime

VENEZIA – Il buco nella barriera di sicurezza presente su la Vempa, il cavalcavia dal quale martedì 3 ottobre è precipitato il bus di turisti a Mestre, ha fatto sorgere dubbi sulla dinamica dell’incidente. E cioè che forse, se il guardrail non avesse avuto nessuna falla, l’impatto per il mezzo non sarebbe stato fatale.

“Il bus non è caduto perché c’era un buco di un metro e mezzo nel guardrail”, ha dichiarato Renato Boraso, assessore comunale ai trasporti di Venezia, per il quale il buco individuato nel guardrail non è altro che “un varco di sicurezza” utile all’accesso “dei soccorritori in caso di necessità”.

Già da ieri erano scaturite polemiche sulla barriera di sicurezza in quel tratto di strada.  Giordano Biserni, presidente dell’Asaps (Il portale della sicurezza stradale), aveva sottolineato quanto il guardrail fosse inadatto a contenere un veicolo di quella portata, considerando “che era a unica onda altezza metro e non tripla”. Le ricostruzioni dei giornali hanno poi evidenziato un ritardo per il rifacimento del cavalcavia, i cui lavori erano stati già annunciati nel 2018.

La dinamica dell’incidente, ricostruita dalla Procura di Venezia, vede il bus “toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo”. Si esclude, quindi, che possa esserci stato un contatto con altro mezzo, come ipotizzato inizialmente viste le immagini dell’accaduto. Restano comunque ancora incerte le cause della tragedia, che l’autopsia di Alberto Rizzotto, il conducente, potrà chiarire solo parzialmente. Potrebbe essersi trattato di una manovra azzardata – nonostante i colleghi abbiano sottolineato l’esperienza del conducente – oppure semplicemente di un malore.

Nella notte sono continuati ad arrivare sul posto i famigliari dei 15 feriti – due dei quali lasceranno oggi la terapia intensiva -, e delle 21 vittime, tutte identificate. Tra loro c’è anche un bambino.

Chiara Esposito

Nata a Napoli. Laureata in Archeologia, storia dell'arte e scienze del patrimonio culturale presso l'Università Federico II e in Editoria e Scrittura alla Sapienza. Aspiro a diventare giornalista professionista.