Jeff Koons cambia tuttoLicenziati gli assistentiarrivano i robot

A libro paga aveva 130 dipendenti Figure-chiave per le sue opere

Robot al posto degli artisti: si tratta dell’ultima, drastica scelta operata da Jeff Koons, una delle firme più importanti dell’attuale mercato dell’arte. L’artista americano, da poco 64enne, simbolo del gusto kitsch e dell’arte contemporanea nel mondo, era divenuto celebre anche per avere a libro paga oltre un centinaio fra pittori e scultori nell’azienda che ha allestito e che tiene in piedi negli ultimi anni. Perlomeno, fino alla settimana scorsa.

Certo è che i tagli in seno al personale dell’ex marito dell’ex pornostar Ilona Staller sono da mettere in correlazione con la scelta di lasciare lo storico, enorme studio di Chelsea, dove l’uomo ha lavorato per quasi vent’anni. Il motivo: trasferirsi nella sede più “modesta” degli Hudson Yards, la nuova patria dell’arte di New York, all’estremo nord dell’High Line. Un ridimensionamento, quindi, che ovviamente ha finito con l’intaccare anche la mole dei suoi dipendenti: dai 130 assistenti che lo coadiuvavano, ora ne sono rimasti soltanto una trentina. Per tutti gli altri, la sorte è stata unanime: licenziati e sostituiti dai robot.

Ma questa svolta verso l’automazione, per molti versi, più che uno stravolgimento di organico rappresenta soprattutto una piccola rivoluzione per la sua arte: Koons, infatti, è famoso anche per aver delegato la realizzazione di molte delle idee che aveva in mente – alcune delle quali divenute poi opere fra le più celebri del repertorio: i Balloon Dogs, o i mazzi di tulipani giganti – proprio agli assistenti, così da potersi dedicare a più progetti contemporaneamente. Ora però, al loro posto, arrivano i robot, per una scelta in linea col futuro del mercato dell’arte: da Christie’s, qualche mese fa un ritratto realizzato da un algoritmo è stato battuto per quasi mezzo milione di dollari.