HomeCronaca “La nostra istruzione ridotta e impoverita: un prezzo troppo alto”

“La nostra istruzione
ridotta e impoverita
un prezzo troppo alto”

A LumsaNews parla Leonardo Soffientini

evidenziando le conseguenze della Dad

di Michela Pagano31 Gennaio 2021
31 Gennaio 2021

Leonardo Soffientini è un giovane studente romano, segretario della Consulta Provinciale degli studenti Roma. Si tratta di un organismo istituzionale di rappresentanza studentesca su base provinciale, composta da due studenti eletti in ogni istituto secondario superiore. Leonardo ci ha proposto il punto di vista degli studenti a proposito della didattica a distanza.

Voi studenti come avete accolto la notizia di una didattica a distanza da un giorno all’altro lo scorso marzo?

“La didattica a distanza c’è stata presentata all’inizio come una soluzione temporanea che il governo stava adottando per fronteggiare una situazione difficile. Non studenti ci siamo naturalmente adattati, nonostante le difficoltà. Poi è stata confermata a lungo termine, con effetti devastanti sull’istruzione delle nuove generazioni”.

Quali sono stati i pro e i contro di questa nuova modalità di fare lezione?

“La didattica a distanza a prima vista può sembrare comoda, perché permette di diminuire la ressa sui mezzi di trasporto pubblici o perché da l’opportunità a insegnanti e studenti di lavorare in un ambiente casalingo. Questa comodità però ha un prezzo: la nostra istruzione ridotta e impoverita, con compiti virtuali, compagni virtuali, grossi problemi di connessione. Ed è un prezzo che non siamo disposti a pagare”.

Leonardo Soffientini

Leonardo Soffientini

La didattica a distanza ha costretto a rivedere le vostre abitudini, immagino. Cosa è cambiato nella vostra vita scolastica e non?

“Riesce difficile a noi studenti trovare qualcosa che non sia cambiato col passaggio dalla didattica in presenza a quella a distanza: le nostre abitudini sono state stravolte, la didattica a distanza ci ha reso più pigri, è sparita la voglia di lavorare, di studiare, di confrontarsi, di interagire, di uscire. Privati di una routine attiva e stimolante, ci siamo ritrovati all’interno di giornate tutte identiche, di compiti facili da copiare e di lezioni difficili da seguire. Non è una vita sana, non è una situazione sostenibile a lungo. Il ritorno a scuola è necessario ed è stato ritardato anche troppo a lungo”.

Quale clima si respira tra voi ragazzi? Siete contenti o insoddisfatti di questa organizzazione?

“Per quanto alcuni siano stati restii ad abbandonare il comfort della didattica da casa, la maggior parte dei ragazzi si è detta contenta della decisione del governo di far ripartire finalmente le scuole, dopo mesi e mesi di stallo, di istruzione dimezzata e di vita sociale inesistente. L’organizzazione, in un periodo di tale crisi, è naturalmente complessa. Anche la didattica digitale integrata solleva dei dubbi e delle problematiche, però essi si sono rivelati risolvibili grazie alla cooperazione tra alunni, personale ata e docenti”.

Com’è andato il rientro in aula?

“C’è stata e c’è tanta preoccupazione, a causa degli orari incerti e delle altrettante incerte misure adottate. I mezzi sono stati potenziati ma alcune fermate sono ancora affollate. Sicuramente però il sentimento che prevale è la voglia di tornare a frequentare le aule e i compagni e di riprendere, seppur con le dovute precauzioni, i nostri posti tra i banchi di scuola”.

Cosa chiedete che venga fatto nei prossimi mesi? E come sperate che vengano organizzate le cose?

“Nell’immediato chiediamo che si continui a lavorare sulla questione mezzi, per rendere la scuola accessibile a tutti in sicurezza, sia ad alunni che ad insegnanti, ma chiediamo anche che il governo investa dei soldi nella scuola, pensando al nostro futuro. Non ci accontentiamo dei banchi con le rotelle, vogliamo un investimento per progetti a lungo termine per la scuola e per la formazione delle generazioni future”.

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