La senatrice toscana del Movimento 5 Stelle parla ai cronisti:
“Abbiamo parlato di tante cose, ma non abbiamo deciso nulla”

Sono parole confuse quelle della neosenatrice del Movimento 5 Stelle Sara Paglini. Eletta in Toscana, dove fino a pochi giorni fa lavorava come grafica, sembra aver bisogno di un po’ di tempo per adattarsi alla nuova vita da politica. Quasi travolta dai giornalisti all’uscita dell’hotel Saint John, a Roma, dove da ieri si tengono riunioni blindate tra i grillini ora parlamentari, si dimena a fatica tra gli interrogativi incalzanti delle tante televisioni sul posto. “Sento molto la responsabilità dell’elezione addosso, in questi giorni” , ha sostenuto la senatrice. “Ci troviamo per la prima volta di fronte a una cosa del genere”.
Le domande più frequenti ruotano tutte intorno alla questione sollevata ieri dal leader del movimento Beppe Grillo in merito all’articolo 67 della nostra Costituzione che  recita: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».  Secondo il leader del Movimento Cinque Stelle, infatti, tale diritto  rappresenta una «circonvenzione di elettore […] consente, infatti, la libertà più assoluta ai parlamentari che non sono vincolati né verso il partito in cui si sono candidati, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori e tutto questo senza alcuna conseguenza». A tal proposito Sara Paglini si è detta «molto indignata dallo “sport del cambio di poltrone” degli ultimi anni» e ha aggiunto che «il cambio continuo di casacche a seconda delle opportunità personali non dà stabilità al Paese». Ma non ha fatto capire se l’intenzione del primo partito italiano di modificare la Costituzione sia poi reale:  «Abbiamo parlato di tante cose ma non abbiamo deciso nulla».
Parla con un linguaggio molto semplice la senatrice toscana, come se stesse organizzando le idee proprio nel momento in cui le rivolgono le domande. Tanto che alla fine, stremata, invita i giornalisti a rivolgersi ad altro: «Vi ringrazio per il vostro impegno, siete qui dalle 6 ( di stamattina, ndr) ma anche voi avete tanto da fare». Li invita a mettersi in gioco come cittadini e a fare il loro tsunami: «Conosco molti giornalisti che vengono pagati cinque o dieci euro a pezzo mentre i direttori prendono cifre astronomiche: piuttosto che fare le domande a me dovreste farle a voi stessi».
E  proprio con questo monito congeda i cronisti per raggiungere i suoi “amici” parlamentari che hanno già girato l’angolo.

Alessandra D’Acunto