L’AQUILA/3 Istituzioni, media e società civile fra memoria e impegni

 

auditoriumDopo 5 anni dal terribile sisma che il 6 aprile colpì L’Aquila e provincia, i 309 morti (8 nella casa dello studente), vittime delle spaventose scosse che hanno toccato i 6 punti della scala Richter, rappresentano una ferita profonda e ancora dolente. Anche se i cantieri provvedessero a rimuovere le macerie materiali, come sarà possibile togliere i macigni che schiacciano le anime della comunità aquilana e i familiari delle vittime? Sono fratture e ferite morali che si possono scorgere  guardando negli occhi i parenti dei familiari delle vittime e incrociando lo sguardo dei cittadini, che camminano sconsolati fra le macerie e i cantieri del centro storico.
Il convegno le autorità. Nell’ambito delle commemorazioni di quei giorni tragici, venerdì 4 aprile presso il dipartimento di Scienze umane dell’università dell’Aquila, è stato assegnato il “Premio di laurea AVUS 6 aprile 2009”, due borse di studio ai migliori elaborati provenienti dalle università italiane di geologia sul tema “Terremoti, pericolosità sismica del territorio e riduzione del rischio sismico”. Al convegno, patrocinato dalla presidenza della Repubblica e dalle istituzioni locali e regionali, e promosso dall’associazione “6 aprile 2009 A.V.U.S.” e dal Consiglio Nazionale dei Geologi, erano presenti oltre ai parenti delle vittime, numerose autorità del mondo accademico, della ricerca e delle istituzioni.
Nel corso dell’incontro è emerso un forte messaggio di dolore, di rabbia ma anche di speranza e di riscatto. Paola Inverardi, rettrice dell’Università degli studi dell’Aquila, ha aperto il convegno dichiarando: «L’iniziativa nasce dai parenti delle vittime. Fra loro e l’università si è instaurato un legame indissolubile. Il dolore deve trasformarsi nell’impegno a diffondere quante più informazioni possibile affinché una simile tragedia non debba ripetersi. Riuscire a parlare al futuro anche sapendo di aver perso vite umane e città».  Francesco Alecce, prefetto dell’Aquila e provincia, nel corso del suo intervento ha sottolineato come «Il dolore per i 309 morti e per ciò che il terremoto ha provocato è ancora insopportabile. È necessario continuare a lavorare con uno sguardo al futuro rivolto ai tanti problemi che affliggono il territorio. Dobbiamo, con l’ausilio delle scienze e degli enti istituzionali, instaurare un meccanismo tecnico di valutazione dei rischi più efficiente cosicché ogni singolo euro speso per la ricostruzione e per i futuri interventi ambientali possa andare a vantaggio della comunità». Ersilia Lancia, assessore della Provincia dell’Aquila alla ricostruzione, ha ricordato gli studenti che a L’Aquila hanno perso la vita mentre cercavano di costruire il proprio futuro. Motivo per il quale ritiene fondamentale che la prevenzione passi attraverso un contatto più stretto fra istituzioni, ricerca scientifica e realtà sociale.
Gli ostacoli e le negligenze. Le norme esistenti – come ricordato dal presidente dell’Ordine degli Ingegneri Armando Zambrano – hanno frenato e continuano a ostacolare la ricostruzione. Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi si è espresso duramente in riferimento agli errori compiuti nel recente passato: «Sanatorie e condoni edilizi sono i veri assassini: in Parlamento non si parla più di piani antisismici, di prevenzione e di tutela del territorio. Le scienze geologiche in Italia si stanno disperdendo». Umberto Braccili  giornalista Rai e autore del libro “Macerie dentro e fuori”, pubblicato autonomamente fra mille difficoltà editoriali, ha devoluto i proventi per finanziare legali e periti che assistono parenti delle vittime e dei sopravvissuti, con i quali ha svolto un lavoro di testimonianza e denuncia lungo questi dolorosi 5 anni. Sergio Bianchi, presidente dell’Associazione Vittime Universitarie Sisma, ha voluto dedicare il premio a coloro che sono deceduti il 6 aprile 2009, tra i quali anche il figlio Nicola, ma anche ai giovani geologi che dovranno essere parte nella ricostruzione, nella prevenzione e nella futura progettazione delle opere civili. «Questo premio ha per noi un valore importante e affettivo perché non rivedremo mai i nostri figli». Con questa amara riflessione e ancora tanta rabbia nei confronti di chi ha sbagliato nelle valutazioni e nelle promesse fatte si defila.
Il premio. I due giovani vincitori delle borse di studio, Rocco Morrone dell’Università di Bologna e Flavio Savorelli dell’Università “La Sapienza” di Roma, si sono aggiudicati ex aequo il premio di laurea AVUS 6 Aprile 2009. Su di loro convergono dunque tutte le emozioni, le speranze e i ricordi nel segno del messaggio emerso dal convegno: i giovani studenti e le conoscenze scientifiche debbono rappresentare il futuro del Paese, dando così un senso alla perdita di ogni vittima del terremoto e impedendo che negligenze, errori e inadempienze siano complici di simili tragedie.
I media. Obiettivo, quest’ultimo, che ha rappresentato il filo conduttore di un’altra iniziativa commemorativa. Il quinto anniversario del sisma si è sovrapposto al decennale di attività del giornale aquilano “ilcapoluogo.it”, punto di riferimento per la popolazione e per i media nazionali sin dai minuti immediatamente successivi alla tragedia. Il quotidiano online, in collaborazione con l’ANSO (Associazione nazionale stampa online), ha organizzato il 4 e il 5 aprile l’evento “SOS24 L’Aquila”. Teatro del dibattito sull’informazione di crisi e di emergenza è stato l’Auditorium Renzo Piano, simbolo della rinascita della città, purtroppo ancora lenta e incerta.
L’analisi del ruolo della stampa nel comunicare il rischio e nel fungere da aggregatore, una volta avvenuta la tragedia, è stata affidata a giornalisti che erano presenti in quei giorni nel capoluogo abruzzese. L’obiettivo, anche per questa serie di incontri, è stato quello di imparare sbagliando: «forse potevamo scrivere di più – ha ammesso Alessia Guerrieri, giornalista di Avvenire e aquilana di nascita – ma non abbiamo mai spento i riflettori, con più di 1300 articoli in 5 anni».
I mezzi di informazione pungolo delle istituzioni e megafono dei cittadini ma anche «strutture operative della Protezione Civile, quali soggetti titolati a parlare ad un pubblico», come ricordato dal capo della protezione civile Franco Gabrielli.
Giornalisti di testate web locali, coinvolti in prima linea in diverse emergenze, hanno poi messo in evidenza il ruolo della stampa online nella verifica e diffusione delle prime notizie. Da Giampilieri a Genova passando per l’isola del Giglio, sono stati loro i primi a toccare con mano le emergenze, informando immediatamente i cittadini e divenendo fonti autorevoli delle notizie, in questi casi spesso frammentarie e inesatte.
Continuare a denunciare le promesse non mantenute. Non sono mancati momenti di frizione quando Roberta Galeotti de ilcapoluogo.it ha denunciato l’intorpidimento degli aquilani che «non vanno a bussare alla porta del sindaco per rivendicare il piano comunale di protezione civile, ottimo al punto da essere esportato a Reggio Calabria ma mai applicato nel capoluogo abruzzese». L’accusa alla stampa di non aver fatto delle  inchieste da parte di Vincenzo Vittorini – consigliere di “L’Aquila che Vogliamo” – e padre e marito di due vittime del terremoto – ha causato la risposta piccata dell’inviato di Sky Tg24 Roberto Tallei, il quale ha rivendicato le continue denunce dei media di ciò che non funzionava.
Lo stesso Gabrielli ha esortato i sindaci a «essere più efficaci» nella comunicazione dei piani di protezione civile, affinché i cittadini siano maggiormente consapevoli. «È il sindaco che deve comunicare il rischio» ha ricordato Gabrielli, sottolineando inoltre l’esigenza di creare comunità sicure.
Chiacchierando con Roberta Galeotti, padrona di casa e organizzatrice dell’evento, un dubbio ci assale: «ammesso che tra 5 anni ricostruiscano L’Aquila, siamo sicuri che ci saranno ancora gli aquilani?». Il rischio che anche in questo caso la polvere inghiotta tutto, sfilacciando in maniera irreversibile il tessuto sociale, c’è. E fa paura.

Emanuele Bianchi
Antonino Fazio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Emanuele Bianchi

Nasce in Toscana, ma vive da molti anni nella Capitale. Nel 2011 si laurea alla"La Sapienza" in Linguaggi e tecnologie del giornalismo e dell'informazione. Tesi in storia contemporanea, relatrice prof.ssa Simona Colarizi. Pubblicista dal 2006, collabora come cronista per varie testate cartacee occupandosi di sport, inchieste, politica, economia, costume e società. Tifoso viola, appassionato di calcio e di sport motoristici sogna di occuparsi di cronaca sportiva.