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Le ombre della ‘Ndrangheta sull’Expo sequestrati beni per 15 milioni

di Salvatore Tropea25 Ottobre 2016
25 Ottobre 2016

Le mani della ‘Ndrangheta su Expo, per la costruzione di alcuni padiglioni e la realizzazione di opere di urbanizzazione e infrastrutture legate alla fiera di Milano. E’ quanto è emerso da un’inchiesta della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, che ha sequestrato beni per oltre 15 milioni ad alcuni esponenti dei clan Aquino-Coluccio di Marina di Gioiosa Ionica e Piromalli-Bellocco di Rosarno.

Il decreto di sequestro parla di infiltrazioni mafiose in appalti e sub-appalti che hanno portato alcune “anonime società del nord Italia” ad occuparsi della realizzazione dei padiglioni di Cina ed Ecuador. I legami delle cosche, inoltre, interessano anche opere di urbanizzazione e infrastrutture, la società Ferrovie del Nord, l’ipermercato di Arese e il consorzio di Bereguardo (Pavia).

L’operazione, denominata “Rent”, ha portato al sequestro di numerosi appartamenti, locali, auto di lusso, polizze assicurative e vari conti correnti. Circa una trentina i soggetti colpiti dal provvedimento, tra cui Antonio Stefano, già detenuto per traffico internazionale di droga; Graziano Macrì, pronipote del defunto “boss dei due mondi” Antonio Macrì; Salvatore Piccoli, Giuseppe Gentile e Pasquale Giacobbe.

Secondo le indagini della GdF di Locri – coordinate dal colonnello Nicola Sportelli e dal procuratore Federico Cafiero De Raho – alcuni degli uomini dei clan avevano il compito di rilevare le società sull’orlo del fallimento. Dopodiché, pur rimanendo intestate ai vecchi proprietari, iniziavano ad accaparrarsi appalti milionari. La Procura e le Fiamme Gialle hanno inoltre appurato la presenza delle società all’estero, con un immobile in Marocco e la realizzazione di un complesso turistico-sportivo e di un resort in Romania, per un valore complessivo di 80 milioni di euro, di cui 27 a spese dell’Unione Europea.

Alcuni degli indagati erano già stati coinvolti nell’operazione “Underground”, che lo scorso 3 ottobre ha portato all’arresto di 14 persone. In quel caso a finire nel mirino erano stati gli appalti per il collegamento ferroviario tra il Terminal 1 e il Terminal 2 di Malpensa.

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