“Le parole del sociale”. Alla Fondazione Roma Solidale una tavola rotonda sulla malattia e la cura

I limiti del linguaggio dei media e le difficoltà incontrate dalla comunicazione sui temi della salute e della cura, il ruolo dell’associazionismo e disabilità. Questi gli argomenti della tavola rotonda “Le parole del sociale. Media, nuovi vocabolari, nuovo welfare”, organizzata a Roma dalla Fondazione Roma Solidale onlus e dalla Fondazione “W Ale”. L’evento è stato diviso in due parti: la tavola rotonda “Raccontare il sociale nei media” e la presentazione della ricerca “un esperimento conoscitivo tra realtà e rappresentazione” condotta dagli studenti del corso di laurea in Sociologia e metodologia della ricerca sociale no profit e quelli di scienze della comunicazione della Lumsa.

Due fondazioni speciali. A moderare l’incontro è stato il prof. Folco Cimagalli, il presidente della Fondazione Roma solidale onlus. Una fondazione che principalmente sostiene le persone disabili in situazioni di disagio per il miglioramento della loro qualità di vita. Nel sociale opera anchela Fondazione “W Ale onlus”, dedicata ad Alessandra Bisceglia, studentessa della Lumsa, morta nel 2008, all’età di 28 anni a causa di una patologia vascolare invalidante. All’evento era presente Raffaella Restaino, madre di Alessandra Bisceglia e presidente della fondazione

Disabilità come peso. Ad aprire la tavola rotonda è stata la conduttrice Rai, Eleonora Daniele, che ha spiegato come i media non agevolino il processo di integrazione dei disabili. «Tutti i comunicatori tendono a parlare della disabilità come qualcosa che fa diventare le persone dei poveretti. Bisogna cercare di parlare attraverso le proprie emozioni, chi parla o scrive ci deve mettere il cuore. Occorre una rivoluzione, nella quale i disabili non vengono definiti un peso, ma una risorsa»- ha affermato Eleonora Daniele.

La limitazione dei media. In Italia lo spazio per temi sociali dedicato ai media è ancora insufficiente. Di questa mancanza ha parlato il portavoce del Forum Terzo Settore Lazio, Alberto Fazolo. «I media dedicano poco spazio ai temi sociali. Quando lo fanno, la fanno male. Sembrano come obbligati a inserirli in qualche pubblicità progresso o in alcune trasmissioni di approfondimento che spesso hanno toni melodrammatici. Un progetto serio, articolato e strutturato sulla comunicazione – ha ribadito il portavoce- non esiste ancora nei media italiani».

Il ruolo dell’assistente sociale. Per la disabilità soprattutto e per alcune patologie simili, qualche volta la soluzione si trova nell’assistente sociale. In Italia, però, questa professione non è ancora ben definita. A spiegare questo tipo di figura è stata la presidente dell’ordine del Lazio, Giovanna Sammarco. «L’assistente sociale è una professione non molto conosciuta. C’è una difficoltà di comunicazione e molta confusione sul suo ruolo. L’assistente può essere una persona solo con il diploma che opera magari in parrocchia oppure quella laureata che lavora negli ospedali. Come dico sempre, l’assistente sociale è quel professionista che migliora il benessere delle persone, promuovendo il cambiamento sociale».

L’impegno della Lumsa. Alla fine della tavola rotonda è stato presentato il lavoro di alcuni studenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione e Sociologia della ricerca sociale. I primi hanno condotto una ricerca sulla comunicazione Rai, Mediaset, Sky e La7 relativa alla cura e alla malattia. La ricerca dei secondi analizzava, invece, lo stato delle istituzioni ospedaliere a Roma. Durante l’evento sono stati proiettati due video realizzati dal master in giornalismo, che trattano il tema della disabilità.

A chiudere l’evento è stata la presidente del corso di laurea in Scienze della comunicazione, informazione e marketing, la prof. Donatella Pacelli che ha preannunciato chela Lumsasarà attiva su questi argomenti anche nei prossimi mesi.

Marco Stiletti