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a Renzi e Boschi
«inserite firme digitali»

Lettera dei Radicali
a Renzi e Boschi
«inserite firme digitali»

di Alessio Foderi08 Novembre 2016
08 Novembre 2016

I dirigenti radicali fanno un appello al presidente del consiglio Matteo Renzi e alla ministra Maria Elena Boschi per «un segnale di apertura nei confronti di tutti i cittadini». Con l’obiettivo di riappropriarsi degli strumenti di partecipazione, la proposta degli eredi di Pannella è quella di aumentare l’accesso alle iniziative popolari. Questo sarebbe infatti minacciato dalla normativa sulla raccolta firme del referendum costituzionale. Secondo la lettera pubblicata oggi sul quotidiano La Repubblica, l’attuale sistema sarebbe desueto e «compromesso» dal contesto storico in cui fu creato. Ma la Riforma Boschi, alzando l’asticella per promuovere leggi di iniziativa popolare da 50 mila a 150 mila firme, frena la partecipazione.

Senza mezze misure, si richiede «una legge ordinaria che preveda la possibilità di sottoscrivere online referendum e leggi popolari attraverso la propria identità digitale». In sostanza, a un aumento delle firme richieste, si domanda la possibilità di sottoscrivere anche attraverso la rete. Oggi, per una democrazia rappresentativa che funzioni, l’identificazione digitale gioca una ruolo fondamentale. In effetti, il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) che già permette l’accesso ai servizi online della pubblica amministrazione potrebbe essere esteso anche alle consultazioni popolari. La e-democracy, l’e-voting e le firme digitali sono infatti realtà già ben consolidate in altri paesi europei.

La risposta «nuova, concreta ed efficace alle domande di partecipazione e di democrazia che vengono dal paese» richiesta dalla Bonino e dagli altri dirigenti prescinde dalle divisioni interne alla chiusura del Congresso dei Radicali Italiani. Infatti, sono differenti le posizioni in vista del referendum di dicembre: alcuni radicali pro riforma – Bonino e il segretario Magi – si sono scontrati con altri anti riforma – Cappato, Bernardini e Turco. Si fa però fronte comune sul ‘referendum act’ con un tono neutro e una richiesta unica: impedire che la riforma, se approvata, diminuisca il potere del popolo, anche attraverso i numeri per indire un referendum.

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