HomeCronaca “Lo screening per la SMA consente di identificare il 98 per cento dei pazienti”

“Lo screening per la SMA
consente di identificare
il 98 per cento dei pazienti

Tiziano, genetista alla Cattolica di Rom

"Dovrebbe essere obbligatorio in Italia"

di Chiara Esposito24 Febbraio 2023
24 Febbraio 2023

Francesco Danilo Tiziano è professore associato presso l’Istituto di Medicina Genomica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2019 al 2021 è stato responsabile del progetto di screening neonatale per la SMA nel Lazio. A Lumsanews ha spiegato in cosa consiste il test e ha raccontato della necessità di estenderlo su tutto il territorio nazionale. 

Quando è partito il progetto di screening neonatale per la SMA? 

“Inizialmente lo screening è stato fatto dal settembre 2019 al settembre 2021. Si è trattato di un progetto pilota partito dall’istituto di medicina genomica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha coinvolto Lazio e Toscana. Sono stati analizzati i neonati nelle due regioni su adesione volontaria dei genitori, a seguito di consenso informato per essere inclusi nello studio. Il centro NeMO, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù e il centro Meyer si sono occupati di prendere in carico i pazienti affetti”. 

Qual è la novità introdotta dallo screening?

“Quello per la Sma è il primo screening neonatale su base genetica. La cosa positiva è che uno screening di questo tipo non ha falsi positivi a differenza degli screening metabolici che invece hanno questo rischio”.

In che modo lo screening ha cambiato la SMA? 

“Il test per la Sma consente di identificare all’incirca il 98% dei pazienti. Essendo a disposizione tre terapie efficaci – due delle quali possono essere utilizzate direttamente dalla nascita -, quando si identifica un paziente tramite screening si può cominciare il trattamento prima della comparsa dei sintomi. In questo modo lo sviluppo motorio del bambino nell’80% dei casi è simile a quello dei bambini che non hanno la SMA”. 

Come si effettua il test e qual è la procedura da seguire dopo l’esito?

“Il test viene effettuato col prelievo di sangue dal tallone su carta assorbente. In genere il risultato si ha in 24/48 ore. Nel momento in cui si identifica un positivo vengono contattati centro nascita e famiglia. Si fa un prelievo di conferma perché bisogna accertarsi che non si tratti di un falso positivo e poi bisogna fare la cosiddetta prognosi molecolare, cioè test genetici aggiuntivi che consentono di stabilire la gravità della malattia. Se il bambino è affetto da una forma grave si inizia subito il trattamento. Se si tratta di una forma lieve tendenzialmente si aspetta”.

In quante regioni è possibile effettuare lo screening?
“Lazio e Toscana hanno proseguito lo screening dopo la fine del progetto pilota. Nel frattempo sono partite altre regioni: Liguria, Abruzzo, Puglia, Piemonte e Valle d’Aosta. Attualmente si copre poco più di un quarto dei neonati nazionali. In altre regioni come Lombardia, Trentino Alto Adige, Campania e  Basilicata si dovrebbe partire a breve. La speranza è che si arrivi a coprire all’incirca i tre quarti dei neonati entro il 2023”. 

Da un punto di vista normativo cosa si potrebbe fare per estendere lo screening a tutto il territorio nazionale?

“Si dovrebbe includere lo screening per la SMA nei livelli essenziali di assistenza, attraverso una legge nazionale che lo renda obbligatorio come per altri screening neonatali. È brutto pensare che in base alla regione di nascita hai una chance o meno di avere una qualità della vita migliore”.

 

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