L'ombra dell'illegalitànei centri di accoglienzadei migranti in Italia

Il sociologo Ambrosini: "Il nostro Paese ha un sistema complesso e inefficiente"

L’Italia per posizione geografica si situa al centro del Mediterraneo, crocevia di numerosi flussi migratori che provengono da realtà sfaccettate che, per vari motivi, sono spinti a partire. Di fondamentale importanza è l’accoglienza di queste persone nei paesi di arrivo, che deve essere effettuato tramite strutture efficaci e di supporto. Nel tempo in Italia il sistema dei centri di accoglienza è fortemente cambiato.

I centri di accoglienza in Italia

Il sistema di accoglienza in Italia si articola in due livelli: prima e seconda accoglienza. La prima accoglienza comprende gli hotspot, centri dove vengono raccolti i migranti al momento del loro arrivo in Italia e dove ricevono i primi servizi di assistenza come quella sanitaria, legale burocratica. Qui vengono identificati e possono avviare le procedure per la domanda di asilo. Ad oggi gli hotspot sono quattro: Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto. Dopo questa prima valutazione i migranti che fanno domanda di asilo vengono trasferiti nei centri di prima accoglienza, noti anche come hub regionali, dove vengono trattenuti il tempo necessario per individuare una soluzione nella seconda accoglienza.

I sistemi di prima e seconda accoglienza 

Rientrano nei sistemi di seconda accoglienza il cosiddetto SPRAR, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati garantito dal Ministero dell’interno che in Italia gestisce i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale. Lo SPRAR è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. I SPRAR trattengono il migrante e gestiscono un processo di integrazione nei territori a ogni livello. Sono poi stati istituiti i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), un ibrido che formalmente rientra nella prima accoglienza a cui si accede spesso direttamente dai porti di sbarco, ma praticamente dà ormai un’accoglienza di lungo periodo come accade nella seconda accoglienza. Questi centri vengono affidati a soggetti privati mediante le procedure di affidamento dei contratti pubblici ma i comuni devono aderire e per adesso pochi comuni hanno accettato.

Secondo dati ufficiali, il costo medio per l’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia è di 35 euro al giorno per un migrante adulto e 45 per un minore nel sistema di protezione gestito dagli enti locali (Sprar). Questi si occupano tra le altre cose dell’inserimento scolastico dei minori, della mediazione linguistica e interculturale, dell’orientamento lavorativo e dei corsi di formazione. Secondo i dati del Def 2018 a inizio aprile erano 25.657 i richiedenti asilo accolti nel sistema Sprar: 138.504 richiedenti asilo in strutture temporanee e 8.990 in centri di prima accoglienza, su un totale di 174mila migranti ospitati.

L’ombra di illegalità nel sistema

Nel sistema di accoglienza non sono mancate nel corso del tempo inefficienze e mala gestione, spesso persino vere e proprie truffe ai danni dello stato. Ce ne parla Manuela de Marco, legale di Caritas Italia: “Ci sono casi in cui c’è chi si improvvisa gestore di queste strutture senza avere l’esperienza per farlo, che riesce ad avere l’assegnazione perché magari nessun altro si è presentato o perché fanno un’offerta che è ritenuta più congrua dalla commissione di valutazione in prefettura. Coloro non riescono effettivamente a fornire i servizi previsti vengono comunque scovati e subiscono immediatamente la revoca da parte delle prefetture. Se i centri sono competenti non c’è nessun giro di denaro losco perché questi servono per coprire sostanzialmente i costi, infatti, tra i criteri dei progetti da soddisfare del Ministero dell’Interno per il tramite delle prefetture, c’è la rendicontazione puntuale dei costi sostenuti”.

Dello stesso avviso anche il docente della Statale di Milano Maurizio Ambrosini: “A volte ci sono stati casi di infiltrazione della criminalità, ma in maniera isolata. Sono maggiori i casi di gestione inadeguata ma ci sono anche buone esperienze e competenze. Ritengo che il sistema dei media spesso abbia ingigantito il fenomeno, prendendo uno di questi casi per farlo diventare l’emblema di un sistema”. In generale il docente spiega anche il complesso sistema italiana dei centri di accoglienza, con la sua personale opinione: “L’Italia ha un sistema complesso e inefficiente, con vari tipi di strutture all’insegna dell’emergenza. Il sistema principale dovrebbe essere il SAI, ma questo richiede la collaborazione dei comuni e solo 2.000 su 8.000 hanno accettato, così lo Stato ha dovuto istituire i CAS, i casi centri di accoglienza straordinaria, ma qui è entrato un po’ di tutto. Questi sono distribuiti su tutto il territorio nazionale in proporzione alla popolazione. Il sud è stato molto più attivo del nord perché ha capito che l’accoglienza dei rifugiati genera posti di lavoro per la popolazione del posto, soprattutto per le giovani donne istruite che hanno altrimenti serie difficoltà a trovare un lavoro dignitoso”.

Sofia Zuppa

Nata ad Arezzo, città natale di Petrarca e Vasari, sono migrata nella dotta, la rossa e la grassa Bologna, città dai contorni caldi che mi ha amabilmente cresciuta. Infine sono piombata nell'antica ed eterna Roma. Un viaggio sempre intessuto dall'amore per lo studio e per il giornalismo, una passione che spero un giorno possa portarmi ancora più lontano...