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Manovra, scontro tra banche e governo. La Lega ritenta sul Mes. Il no del Tesoro al prelievo dell’oro

di Vincenzo Cimmino28 Novembre 2025
28 Novembre 2025

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti alla Camera | Foto Ansa

ROMA – La Lega ci riprova. Dopo l’incontro tra il governo e le banche ieri, 28 novembre, i leghisti tentano il colpo per sbloccare lo stallo. Sul tavolo portano modifiche al Meccanismo europeo di stabilità, il Piano casa e la correzione di una serie di emendamenti che prevedevano a copertura un ulteriore aumento dell’Imposta regionale sulle attività produttive. L’approdo in Aula per il 15 dicembre appare sempre più difficile, ma non si esclude che alla fine tutto si risolva con il classico maxiemendamento.

Sparito il riferimento a 5 miliardi su tre anni

Il nuovo testo per l’utilizzo del Mes autorizza la “cessione delle quote di contribuzione al capitale per la partecipazione del Meccanismo europeo” e stabilisce che i proventi vengano destinati “al rifinanziamento del Fondo per la riduzione della pressione fiscale”. Dalla nuova riformulazione sparisce anche la quantificazione della somma pari a 5 miliardi l’anno per il triennio 2026-28 per complessivi 15 miliardi da destinare allo stesso Fondo. 

No del Tesoro al prelievo dell’oro di Bankitalia

Resta però ancora il braccio di ferro sull’emendamento oro alla Patria. Formulato dal partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, non piacerebbe affatto al Mef, che parla di “esproprio”. I tecnici del ministero si sono espressi negativamente sulla proposta di spostare l’oro nelle disponibilità di Bankitalia nelle mani dello Stato. A riportare in via esclusiva la notizia del no alla proposta di trasferire la proprietà delle riserve auree è l’articolo pubblicato oggi, 28 novembre, sul quotidiano La Repubblica.

Nuova franchigia e +0,5 punti per l’Irap

Nuovo round anche sull’Irap. Dopo la trattativa di ottobre sull’incremento di due punti, il nuovo “sacrificio” proposto comporterebbe l’aggiunta di 0,5 punti con una franchigia di 90mila euro per tutelare le banche più piccole e considerata troppo bassa per le piccolissime. Secondo quanto riferito da fonti parlamentari, un punto di caduta potrebbe fermare l’incremento a 0,25. Ipotesi illustrata a Palazzo Chigi dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, insieme al suo vice Maurizio Leo e al vicepremier Antonio Tajani.

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