Augusto Minzolini in Senato in una foto d'archivio. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Minzolini salvato in Senato"Mi dimetterò lo stesso"Alcuni deputati si oppongono

Il verdiniano Falanga: "Diremo di no" Contraria anche Rosaria Capacchione

Augusto Minzolini si è detto pronto a «bere la cicuta», ma più di un collega vuole fermare in tempo la sua mano. Nonostante sia stato salvato dalla decadenza in Senato, ieri, il senatore di Forza Italia ha fatto sapere di aver comunque intenzione di inviare al presidente Pietro Grasso le proprie dimissioni. Il suo caso è destinato a far discutere a lungo. Si è già aperto in queste ore un dibattito sull’adeguatezza della Legge Severino; se ne aprirà un altro se l’ex direttore del Tg1 darà seguito alle sue affermazioni. Qualora decidesse davvero di lasciare la sua poltrona a Palazzo Madama, secondo la prassi le sue dimissioni dovranno essere confermate da un ulteriore voto del Senato. Ma diversi parlamentari si sono detti pronti a respingerle, come hanno fatto con la sua decadenza.

La vicenda. Minzolini, 58 anni, una lunga carriera come giornalista parlamentare, era stato nominato direttore del Tg1 nel 2009. Negli anni a Viale Mazzini era stato ritenuto colpevole di aver utilizzato, per spese personali, la carta di credito fornita dalla Rai per le spese di rappresentanza. Un totale di 65.000 euro, il cui utilizzo secondo i giudici non fu giustificato adeguatamente. Assolto in primo grado, nell’ottobre 2014 era stato condannato in appello a due anni e mezzo per peculato. Sentenza confermata poi in Cassazione. «Nella Corte d’appello c’era un giudice che era stato in politica per 20 anni, Giannicola Sinisi – ha spiegato Minzolini –  e ha fatto il sottosegretario all’Interno del primo governo Prodi. Mi ha condannato, capovolgendo un’assoluzione e aumentando di sei mesi la pena». Un incremento della pena deciso da un avversario politico. Unicamente finalizzato, secondo il senatore, a raggiungere una condanna sufficiente a far scattare la Legge Severino e quindi la decadenza del senatore. Una contrapposizione ai magistrati che ha trovato d’accordo diversi partiti.

Le polemiche. Il voto di ieri ha scatenato le proteste del Movimento 5 Stelle. I senatori Pd che hanno votato contro la decadenza (19 sui 66 presenti) sono stati accusati di aver esercitato un voto di scambio, rispetto alla fallita sfiducia al ministro dello Sport Luca Lotti. Una delle senatrici del Pd, Rosaria Capacchione, ha spiegato stamani al Corriere della Sera i motivi del suo voto. La donna simbolo della lotta alla camorra ha affermato di aver applicato semplicemente le nuove norme sul processo penale, modificate da pochi giorni. «Se in appello l’accusa vuole ribaltare l’assoluzione di primo grado, sarà costretta a rifare il processo. Questa norma vale anche per Minzolini». Alcuni deputati del centrodestra, poi, si sono detti pronti a fermare le eventuali dimissioni del senatore. Già ieri, in aula, il verdiniano Ciro Falanga gli avrebbe confidato: «Augusto, lo sai come vanno le cose; le dimissioni andrebbero votate dall’aula e io non lo farò mai». Sulla vicenda non è ancora stata scritta la parola fine.

Carmelo Leo

Nato a Messina nel 1993, ha conseguito la laurea triennale in Scienze delle Relazioni Internazionali e Politiche nel 2016 con una tesi dal titolo “Il declino del sogno americano: gli Stati Uniti nel tornante storico del Sessantotto”. Dopo qualche breve esperienza giornalistica online si è iscritto al Master in Giornalismo della LUMSA. Appassionato di storie, che siano esse libri, film, racconti, videogiochi o canzoni.