HomeEconomia Moscovici: le nuove spese del sisma non entrano nel negoziato con l’Europa

"Le spese per il sisma
fuori dal negoziato"
Moscovici avverte l'Italia

Padoan chiede tempo fino ad aprile

da Juncker una timida apertura

di Giulia Torlone27 Gennaio 2017
27 Gennaio 2017

Il negoziato tra Roma e Bruxelles sul futuro del bilancio del 2017 entra nel vivo delle contrattazioni. Ieri la Commissione europea ha voluto esprimere ottimismo sull’esito delle trattative, in attesa che l’Italia risponda in merito alla correzione delle spese previste per l’anno corrente. Questo nonostante la lettera inviata a Bruxelles nei giorni scorsi dal Premier Paolo Gentiloni, nella quale si esprimeva la volontà di avviare un programma di prevenzione anti-sismica. La richiesta che Gentiloni ha espresso attraverso la lettera è quella di ritenere “strutturali” le spese aggiuntive create dal terremoto che ha colpito le regioni centrali del nostro paese, sperando così di ottenere uno sconto di almeno un miliardo sul debito.

Il commissario UE agli affari economici Pierre Moscovici, però, ha escluso che le spese cosiddette “eccezionali” e l’aggiustamento del bilancio possano in alcun modo sovrapporsi. La correzione chiesta dalla Commissione all’Italia non può essere intaccata, col divieto di utilizzare sconti prodotti dall’emergenza sisma. “La commissione ha già dimostrato che è al fianco dell’Italia e lo sarà sempre”, ma le spese per i nuovi terremoti “non entrano nella discussione in corso”, perché la Commissione è “pronta ad esaminarle” ma è “un’altra cosa quella che ci aspettiamo nella risposta” alla lettera: così si è espresso Moscovici entrando all’Eurogruppo e confermando lo sforzo richiesto all’Italia e contenuto nella lettera, cioè 0,2% del Pil.

A queste parole risponde prontamente il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, atterrato ieri a Bruxelles per prendere parte all’Eurogruppo. “Sappiamo bene che le spese sui migranti, come quelle del terremoto, già nella legge di bilancio, hanno un trattamento particolare che continuerà ad esserci”, ha dichiarato. Il governo chiede tempo fino a metà aprile (la scadenza per la risposta è l’1 febbraio), tentando di diminuire la portata dell’intervento spingendo sulle spese per il nuovo terremoto e chiedendo a Bruxelles il via libera a correggere i conti solo dello 0,16%.

Più morbido il Presidente della commissione UE Jean Claude Juncker, che potrebbe assorbire nella correzione una parte delle spese per il sisma. Resta comunque fuori discussione di accorpare l’intero debito di 3,4 miliardi. Una visione univoca da parte dell’Europa, dunque, non c’è.

A complicare il quadro europeo è la decisione della Consulta di due giorni fa sulla legge elettorale. L’eventualità di elezioni anticipate sta rendendo più movimentata la trattativa. Il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi è contrario a metter mano ai conti in campagna elettorale, con il ministro Calenda che vorrebbe far saltare qualsiasi trattativa con l’Europa. Gentiloni invece resta più vago, sottolineando che la decisione dello strappo all’UE non c’è. Lo scenario che si presenta ha varie possibilità, con l’Italia a rischio di una procedura poiché l’indebitamento rimane troppo elevato, ben oltre il 130% del Pil.

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