Napoli, DNA inchioda
il fratello dell’ingegnere
ucciso un mese fa

Luca Materazzo, fratello della vittima
è ora in fuga e ricercato dalla Polizia

Comincia ad essere chiara la vicenda riguardante l’omicidio dell’ingegnere Vittorio Materazzo, il 51enne assassinato lo scorso 28 novembre a Napoli. Materazzo, sposato e con due figli, è stato preso a pugni e poi colpito più volte con un coltello, come testimoniano le ferite trovate sulle spalle e sul torace. Infine, il colpo fatale alla carotide. E’ stato soccorso, ma inutilmente: è morto sul marciapiede, davanti alla sua abitazione.

Nei giorni scorsi le indagini sono giunte ad un punto di svolta. Il Tribunale di Napoli, infatti, su richiesta della Procura della Repubblica, ha emesso un’ordinanza di arresto in carcere per Luca Materazzo, fratello della vittima. Il 36enne è accusato del reato di omicidio premeditato e aggravato dal vincolo di consanguineità.

Decisive per lo sviluppo delle indagini le tracce del DNA.  Recuperate sulla scena del crimine, hanno permesso agli inquirenti di svolgere le opportune comparazioni. In concomitanza con le indagini, partite lo scorso 9 dicembre, Luca Materazzo si è reso irreperibile. L’atteggiamento aveva già insospettito le forze dell’ordine. Le comparazioni effettuate con il DNA hanno eliminato ogni dubbio portando il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e i sostituti Luisanna Figliolia e Francesca De Renzis a chiedere l’emissione dell’ordinanza. Sono in corso dunque le ricerche del fratello. La Polizia ha perquisito le abitazioni della famiglia Materazzo in tutt’Italia.

Dietro alla vicenda c’è un terribile segreto di famiglia legato alla morte del padre dei fratelli Materazzo. Lucio Materazzo era stato trovato morto in casa nel 2013. All’inizio gli inquirenti l’avevano classificata come una morte naturale, ma a Vittorio la morte del padre è sempre sembrata sospetta. Infatti aveva iniziato ad indagare per suo conto. Alla fine, attraverso un avvocato, aveva consegnato alcuni indizi alla Procura di Napoli, tanto che, nelle settimane precedenti la morte dell’ingegnere, i magistrati avevano deciso di riaprire il caso.