"Nei primi sei mesidell'anno già 2.700richieste d'aiuto"

Cristina Rigon di Telefono Amico Italia: "Serve coordinamento con le istituzioni”

Il telefono amico è un servizio di volontariato di ascolto telefonico dedicato a persone in crisi o in stato di particolare disagio emozionale. Negli ultimi anni le richieste d’aiuto da parte di ragazzi con intenzioni suicidarie sono aumentate. Ce lo ha spiegato la vice presidente Cristina Rigon.

Quali sono i dati del Telefono Amico in questi primi mesi del 2022?

“Nel 2022 abbiamo ricevuto 2.700 richieste d’aiuto attraverso i nostri 3 servizi: telefono, whatsapp e chat. Nel 2021 le richieste sono state 6.000 complessivamente, +55 rispetto all’anno precedente. In entrambi gli anni il 28% delle segnalazioni provengono da under 26. Durante la pandemia abbiamo registrato un +70% delle richieste rispetto all’anno precedente e abbiamo notato un aumento della tendenza ad aprirsi. Prima della pandemia i ragazzi non telefonavano mai; ora invece hanno iniziato a prendere più confidenza, anche attraverso il telefono (prima era la chat il mezzo più usato). Se prima l’utenza giovanile era quasi del tutto assente, da un paio d’anni abbiamo iniziato a sentirla improvvisamente e drammaticamente e molti ragazzi sono anche under 18. Questo per noi è un dato drammatico da un lato ma anche significativo perché è come se i ragazzi si sentissero, dopo la pandemia, autorizzati a star male, a dichiarare il proprio malessere e a chiedere aiuto”.  

Che tipo di richieste d’aiuto ricevete?

“Non tutti sono suicidi in atto fortunatamente. Distinguiamo tra una volontà suicidaria in atto, cioè la persona sta tentando in quel momento di compiere il suicidio e una manifestazione di intenzionalità suicidaria. I ragazzi ci raccontano di problemi legati all’autolesionismo e ai disturbi alimentari soprattutto. Poi ci sono problemi familiari, scolastici, di relazione con i pari”. 

Qual è poi il lavoro da fare per aiutare questi ragazzi?

“Noi di Telefono Amico Italia siamo un gruppo di 500 volontari formati per trattare questo tipo di tematiche. Ci sono psicologi e psichiatri nel team ma non siamo tutti professionisti. Quindi svolgiamo un’azione di aiuto telefonica e via chat in anonimato, il che porta i ragazzi a confidarsi e a chiedere aiuto più facilmente. Quindi gli utenti espongono il proprio disagio e l’operatore individua la strada migliore da percorrere: se c’è un problema contingente viene valutato in un certo modo, se ci sono problemi più gravi ci accertiamo che ci sia un sostegno più continuativo rispetto a quello che possiamo offrire noi. Ultimamente è capitato di ricevere chiamate nel momento in cui il suicidio stava per essere messo in atto. In quel caso poi noi restiamo in contatto con il ragazzo e chiamiamo le forze dell’ordine che possono intervenire praticamente”.

Il ruolo della prevenzione è fondamentale in questo contesto…

“Si, perché è proprio attraverso la prevenzione che si riesce a far capire alle persone che possono esserci delle strade alternative al togliersi la vita. È difficile che chi abbia definitivamente deciso di togliersela chiami il Telefono Amico; chi lo fa è perché c’è sempre un ambivalenza tra il desiderio di sopravvivere e quello di farla finita. La cosa fondamentale è la prevenzione perché è vero che ci sono casi in cui il suicido avviene quando la persona già soffre di disagi e disturbi pregressi, ma può avvenire anche in assenza di campanelli d’allarme. Di conseguenza è importante per il soggetto dialogare, aprirsi ed esprimere le proprie difficoltà e trovare qualcuno con cui farlo. Per farlo bisogna sensibilizzare la popolazione, per farle prendere coscienza di questa realtà; una realtà che esiste e di cui non bisogna aver paura di parlarne. Poi a livello più ampio, da parte delle istituzioni, credo che servano dei tavoli di dialogo. Quello che noi abbiamo più volte invocato è l’aiuto delle istituzioni perché devono esserci dei protocolli, dei programmi un po’ più professionali rispetto a quello che possono fare i volontari”.