HomeCronaca Operazione “Dinastia” dei Carabinieri di Messina, arrestate 59 persone

Messina, 59 in manette
per spaccio ed estorsione
Pizzo anche su vincite slot

Un pentito: "La Mafia torna alla droga

Con la crisi le persone denunciano"

di Giuseppe Galletta28 Febbraio 2020
28 Febbraio 2020

I carabinieri del comando provinciale di Messina e del Ros hanno arrestato 59 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, spaccio, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, violenza e minaccia, reati aggravati dal metodo mafioso.
L’operazione, denominata “Dinastia”, nasce da un’inchiesta della Dda di Messina, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, sulla “famiglia” mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto.
L’indagine ha portato all’arresto di affiliati e gregari della cosca barcellonese che negli ultimi anni ha investito nel settore del traffico di sostanze stupefacenti per integrare i guadagni illeciti delle estorsioni.
Alcuni degli arrestati erano i figli degli storici capimafia della zona di Barcellona Pozzo di Gotto. L’area di influenza dei sodali si concentrava sulla fascia tirrenica della provincia di Messina che veniva divisa in zone di spaccio in cui circolavano cocaina, hashish e marijuana. L’influenza mafiosa sul territorio si estendeva anche alle Isole Eolie che venivano rifornite grazie a gruppi criminali minori che nella stagione estiva facevano la spola fra le isole.
Il lavoro dei carabinieri ha messo in luce non solo il traffico di droga, ma anche una rete di estorsioni ai danni di commercianti, imprenditori che andava avanti da anni.
Il racket colpiva anche coloro che vincevano somme rilevanti alle slot machine. Grazie alle parole dei pentiti come Carmelo D’Amico, Aurelio Micale e Nunziato Siracusa le forze dell’ordine hanno scoperto che quando due ragazzi avevano vinto 500mila giocando ad una slot-machine installata nel centro scommesse SNAI di Barcellona Pozzo di Gotto, un’organizzazione mafiosa barcellonese ha chiesto immediatamente il pizzo sull’incasso, riuscendo a ottenere con le minacce 5mila euro.

“Con le estorsioni non si guadagnava più- ha raccontato agli investigatori l’ex mafioso Alessio Alesci – le persone denunciavano e volevano fare con la droga. C’era la crisi e le persone soldi non ne avevano e si è parlato di prendere la droga. La prendeva uno e valeva per tutti, il ricavato andava a tutti”.

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