Andrea Orlando in una recente immagine d'archivio. ANSA/ GIUSEPPE LAMI

Orlando: "Non possiamo direabbiamo perso, arrangiatevi"Rosato: "Tutti responsabili"

Pd volta pagina dopo l'addio di Renzi Delrio: "Riavviciniamoci agli elettori"

Il Pd prova a voltare pagina dopo la sconfitta del 4 marzo. “Guiderò il partito con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze”. Le prime parole del neo segretario Maurizio Martina, convincono la direzione e lanciano una sfida: “L’Assemblea nazionale di aprile anziché avviare il congresso e le primarie dovrebbe dar vita a una Commissione di progetto per una fase costituente e riorganizzativa”. Esulta l’opposizione di Franceschini e Cuperlo, sollevati perché “Renzi va a casa e Martina accetta un organismo collegiale”.

Anche il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha commentato ai microfoni di Radio anch’io l’uscita di Renzi e la proposta di diventare segretario del Pd: “Martina traghetterà il partito, noi siamo alla ricerca di una bussola per riavvicinare i nostri elettori. Per fare il segretario ci sono altri più capaci di me”.

“La causa della sconfitta del Pd, a mio giudizio, non è Renzi”, ha detto a Radio24 Ettore Rosato, capo Pd alla Camera della legislatura uscente. “Io rivendico le cose fatte in questi anni, mi sembra che l’attenzione dell’Italia debba essere su chi è arrivato ora al governo”. Della stessa opinione anche Andrea Orlando, ministro della Giustizia uscente, ad Agorà su Rai 3: “C’è stata una fortissima centralità del ruolo di Renzi ma le responsabilità sono diffuse. Anche il gruppo dirigente intorno all’ex segretario non lo ha contrastato e esortato a fare passi che secondo me sono sbagliati – continua l’esponente della minoranza Pd –. Abbiamo dato un’apertura a Martina, non parliamo di persone che vengono da un altro pianeta, non sono per le rimozioni e i processi. Non bisogna dire abbiamo perso, arrangiatevi”.

“Bisogna evitare che alcuni si mettano a tirare il carretto nella difficile transizione da affrontare e altri si mettano fuori a sparare. C’era un motto di quando Mao rimase isolato nel gruppo dirigente, inventò la parola d’ordine di sparare sul quartier generale”, ha aggiunto Orlando, commentando un parallelismo un po’ ardito tra Renzi e il dittatore cinese. “Era un paragone improprio, per dare l’idea di una strategia che va evitata”.

Nancy Calarco

Nasce a Bologna nel 1993. Frequenta la Facoltà di Giurisprudenza di Bologna, laureandosi in Consulente del lavoro e delle relazioni aziendali. Ha studiato inglese a Toronto ottenendo il certificato linguistico IELTS. Ha svolto l’Erasmus Placement a Londra lavorando per una società di consulenza. Appassionata di libri, viaggi e fotografia, estremamente critica e curiosa.