HomeCronaca Palio di Siena: mossa lunghissima, poi trionfa la Torre

Palio di Siena: mossa lunghissima, poi trionfa la Torre

di Alessandro Testa03 Luglio 2015
03 Luglio 2015
Torre vittoriosa - palio del 2 luglio 2015

Il fantino Andrea Mari, detto Brio, ha portato al successo la contrada della Torre

C’è voluta oltre un’ora per la tradizionale “mossa”, ma alla fine il palio di Siena ha regalato i suoi soliti 90 secondi di gradi emozioni, culminati nel successo della Torre, con il cavallo Morosita prima, montato dal fantino senese Andrea Mari, detto Brio, alla sua quinta vittoria: la seconda consecutiva, dopo il palio dell’Assunta 2014.

Il fantino “killer” e l’esordiente. Grande nervosismo tra i canapi, con il mossiere Bartolo Ambrosione – apparso meno capace del solito di tenere la situazione in pugno – costretto a far entrare e uscire di continuo i cavalli a causa dell’ostruzionismo di alcune contrade: in particolare l’Oca (nemica della Torre) e Valdimontone (nemica del Nicchio), il cui fantino Massimo Columbu, detto Veleno II, ha tenuto fede al suo soprannome, collezionando una decina di richiami per scorrettezze prima della partenza e facendo poi deliberatamente cadere al primo giro il collega della contrada rivale: al rientro in piazza del Campo dopo la squalifica ricevuta nel 2006, rischia adesso un nuovo lungo stop. Chi invece non ha fatto onore al suo soprannome di Turbine è stato il fantino esordiente Elias Mannuci, a cui è toccato l’ingrato compito di essere di “rincorsa”: la sua lunghissima ritrosia a entrare tra i canapi ha esacerbato gli animi dei fantini e del pubblico, inducendo all’errore il Nicchio, autore di una falsa partenza.

La gioia della Torre. Quando ormai il sole era tramontato e si iniziava a temere un rinvio ad oggi per oscurità, finalmente il via: il decano Luigi Bruschelli, detto Trecciolino – vincitore di 13 palii, uno in meno del recordman Andrea Degortes, detto Aceto – portava la Selva in testa per tutto il primo giro, ma il suo cavallo perdeva presto terreno e alla seconda curva di San Martino veniva superato dalla Torre, inseguita dall’Onda (anch’essa sua nemica). Il duello fra le due contrade confinanti proseguiva per altri due giri, ma l’ordine non cambiava fino allo scoppio del mortaretto, che sanciva la vittoria della Torre e scatenava la gioia dei contradaioli dai drappi color vinaccia. La Torre non vinceva infatti dall’agosto del 2005, ma il suo successo precedente risaliva addirittura all’agosto del 1961 e in tutto il XX secolo ha portato a casa solo cinque palii (nessuno dei quali corso a luglio). Immutato il rituale della vittoria: i contradaioli sono corsi sotto al palco delle autorità e, al grido di «Daccelo, daccelo» si sono fatti consegnare il cencio, che hanno portato in processione nella basilica della Madonna di Provenzano – cui è dedicato il palio di luglio – a cui hanno intonato un canto di ringraziamento. Al ritorno il drappellone è stato portato in trionfo, insieme a cavallo e fantino, per tutte le strade della contrada fino alla grande cena finale, che è continuata fino a notte fonda.

Alessandro Testa

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