Prove di nuovo governoMeloni in movimentoSalvini fuori dal Viminale

Servirà una manovra da 40 miliardi Out Letta, scatta la rivoluzione nel Pd

Assodata la vittoria netta del centrodestra, e in particolar modo il trionfo di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni si prepara a settimane intense. Si dà il via al totoministri, il percorso di formazione della squadra di governo che di solito occupa un tempo che va dalle 4 alle 12 settimane.

Secondo la Costituzione le nuove Camere si dovrebbero riunire entro venti giorni dal voto, anche se la convocazione è già fissata per il 13 ottobre, si può perciò ipotizzare che la linea per la formazione del nuovo esecutivo dovrebbe essere posta alla fine del prossimo mese. Tutto si farà con una certa fretta a causa dell’imminente scadenza della legge di bilancio: per questo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrebbe far partire le consultazioni tra il 15 e il 17.

Le prime sfide: bonus e decreto Aiuti ter

Sarebbero già iniziate le chiamate tra Giorgia Meloni e Mario Draghi, come riportato da numerosi retroscena svelati dai giornali. L’ex Bce è stato chiaro, toccherà al nuovo esecutivo trovare le risorse per rinnovare i bonus edilizi e di trasporti e alcuni dei provvedimenti contenuti nel decreto Aiuti ter, appena firmato dal governo Draghi. Non esattamente un gioco da ragazzi, essendo che il prossimo esecutivo dovrà trovare 40 miliardi di euro entro il prossimo 31 ottobre: in particolare 5 per estendere al mese di dicembre gli effetti contro il caro energia introdotti con l’ultimo decreto Aiuti e altri 35 miliardi per consentire, attraverso la prossima legge di bilancio, che i bonus introdotti dal governo Draghi non decadano con l’avvio del nuovo anno.

Ruggini sul Viminale: Salvini si allontana

Inizia subito in salita l’avventura del nuovo esecutivo, per il quale sono già iniziate le trattative. Il ministero più infuocato è sicuramente quello del Viminale. È noto che le mire del capo della Lega Matteo Salvini sul ministero degli Interni siano ancora intatte, lui stesso lo ha ribadito dopo il voto, nonostante la debacle elettorale, che ha visto crollare il carroccio sotto la 10%.  Tuttavia la leader di Fratelli d’Italia ha già fatto intendere il messaggio a via Bellerio: la poltrona appartenuta a Salvini durante il Conte I non è assicurata, anzi, i piani sono diametralmente opposti.

La squadra di governo sarà fondamentale per rassicurare Europa e mercati sull’affidabilità del nuovo governo destrorso italiano, e, alla luce anche del risultato non esaltante della Lega, il Capitano potrebbe essere direzionato verso un dicastero meno pesante. Tra le ipotesi più calde che circolano per ora c’è quella di Matteo Piantedosi, prefetto di Roma, e già capo di gabinetto al ministero dell’Interno.

Sul capo del numero uno leghista arriva l’attacco dell’ex leader Roberto Maroni, autore di un articolo sul Foglio. “E ora si parla di un congresso straordinario della Lega. Ci vuole. Io saprei chi eleggere come nuovo segretario. Ma, per adesso, non faccio nomi”. “La vittoria è netta”, osserva ancora l’ex segretario della Lega. “Svanisce quella che per il centrodestra era l’unica paura e per il centrosinistra l’ultima speranza: non ci saranno incertezze in Parlamento. Una doppia maggioranza in Parlamento abbatte ogni possibile ostacolo sulla strada della Meloni verso Palazzo Chigi. Il risultato sotto le aspettative della lista centrista di Renzi e Calenda non lascia dubbi: il centrodestra non avrà bisogno di altri voti in Parlamento”.

Gli altri ministeri chiave

C’è poi la poltrona scottante della Farnesina. In questo ruolo il governo dovrà mettere qualcuno con esperienza internazionale e con la capacità di dimostrare la fedeltà all’Alleanza Atlantica dell’Italia della nuova. A questo proposito i nomi più caldi sono due: quello di Antonio Tajani di Forza Italia, già presidente del Parlamento europeo, ex commissario europeo e attualmente vicepresidente del Partito Popolare europeo e quello di Elisabetta Belloni, capo del Dipartimento per le informazioni sulla sicurezza. Per la difesa è in pole position Adolfo Urso, attualmente presidente del Copasir, seguito anche dal co-fondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto, che è in lizza anche per lo Sviluppo economico. Anche Ignazio La Russa, tra gli ideatori del partito di Via della Scrofa dovrebbe avere un ruolo nel governo, in particolare per la carica di segretario di Stato. Caldi i nomi dell’ex magistrato Carlo Nordio alla Giustizia, Francesco Lollobrigida a Infrastrutture e Trasporti. Per l’economia invece circolano le candidature di Giulio Tremonti, già ministro delle Finanze nel governo Berlusconi I e ministro dell’Economia e delle Finanze nei governi Berlusconi II, III e IV, Domenico Siniscalco, economista, accademico e banchiere, ministro dell’Economia e delle Finanze, come indipendente, nel secondo e terzo governo Berlusconi e infine Maurizio Leo, politico, professore ordinario presso la Scuola Nazionale della Amministrazione e docente titolare presso tutti i reparti di istruzione della Guardia di Finanza.

Il Pd verso un nuovo corso

Intanto il Partito Democratico, il grande sconfitto delle elezioni, si avvia a una netta rivoluzione interna. Enrico Letta, dopo il fallimento della strategia del voto utile, vuole traghettare il Partito Democratico fino al nuovo congresso. L’ex premier ha annunciato il suo addio alla poltrona di segretario, in via del Nazareno ci sarà dunque l’ottavo cambio di segretario in quindici anni. E anche all’interno del Pd, scatta un totonomi. Il candidato naturale alla successione di Letta è Stefano Bonaccini. Il presidente dell’Emilia-Romagna ha l’appoggio di correnti come Base Riformista e su di lui potrebbe confluire anche Area Dem. Il preferito dell’ala sinistra del partito invece è Peppe Provenzano, che punta a dare alla formazione politica più tendente alla corrente radicale del partito. Infine ci sarebbe un’outsider, Elly Schlein, che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe anche l’endorsement del segretario uscente. Incoronata come astro nascente della politica dal The Guardian, ha infiammato la folla nell’ultimo comizio elettorale a Piazza del Popolo a Roma dove ha attaccato duramente Giorgia Meloni.

Niccolò Pescali

Diploma scientifico. Laurea in Sociologia. Mi approccio alla scrittura perché coi numeri ci azzecco poco. Inizio la gavetta dai fangosi campi da calcio delle serie minori bergamasche. Mi sono occupato anche di musica, cultura, politica e basket. Voglio scrivere di un mondo complesso a parole semplici, senza semplificare troppo. Critico. Ma anche leggero. Mi interessano gli esseri umani e (quasi) tutto ciò che fanno. Amo lo sport, per l’energia che emana.