Lumen Fidei, pubblicata la prima enciclica di Papa Francesco, “chi crede vede”. Wojtyla e Roncalli saranno santi entro l’anno

“Chi crede, vede”. Questo il messaggio fondamentale della nuova enciclica di Papa Francesco “Lumen Fidei” sul grande tema della fede. Un testo che prosegue il magistero di Benedetto XVI, che aveva già scritto due encicliche sviluppavano le virtù teologali dell’amore e della speranza. Il documento è stato presentato stamattina in Sala stampa vaticana da mons. Fisichella, dal card. Muller e da mons. Ouellet.
La struttura dell’enciclica. Nell’introduzione del testo Francesco ha spiegato le motivazioni che ne stanno alla base della stesura. Secondo il vescovo di Roma, la nozione moderna del “credere” non risponderebbe in modo pieno alle esigenze richieste per l’affermazione della dignità della persona umana.
Il primo capitolo racconta come nasce e si sviluppa la fede. L’essere umano si pone all’ascolto della parola di Dio (che oltre ad essere presente nella Bibbia, si può percepire dai desideri profondi del cuore), ricevendone una “chiamata” che spinge la persona a collaborare con Dio per adempiere un progetto sostenuto dalla promessa della vita eterna.
Nel secondo capitolo il Papa spiega la nozione di verità cristiana, che si contrappone alle due versioni proposte dalla modernità. La prima è quella della tecnologia, che fa percepire per vero “solo ciò che funziona”, interpretazione che lascia spazio solo ad utilizzi strumentali, quindi non necessariamente al servizio del bene comune. La seconda visione del concetto di verità nella società moderna, si colloca dentro una dimensione meramente soggettiva. In pratica, è “vero” qualsiasi cosa il soggetto crede nella sua intimità, senza che questo possa essere messo in discussione da alcuna forma di confronto. Queste due visioni non permetterebbero alla persona umana di uscire dal proprio ego per aprirsi al prossimo e vivere una vinta pienamente compiuta. La verità proposta da Francesco è definita “grande” nel senso che riesce ad unire tutti i frammenti di conoscenza della realtà in una visione unitaria. Tale visione esprimibile attraverso la definizione giovannea del divino: “Dio è amore”.
Nella conclusione, il Papa affidala Chiesaa Maria, “icona perfetta della fede” e modello da seguire per sentire la presenza di Dio anche nei momenti di maggiore sofferenza.

Alessio Perigli