Il deputato Giuseppe Brescia (Movimento 5 Stelle), presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera in un'immagine d'archivio. ANSA/UFFICIO STAMPA ++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

La Lega rinuncia al quorumIl referendum propositivonon lo prevederà nel ddl

"È segno di compattezza del governo" Il Pd presenta 67 emendamenti

La Lega non intende inserire il quorum nella riforma costituzionale che introduce il referendum propositivo. A renderlo noto è stato il presidente della Commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia, deputato del Movimento 5 Stelle, dopo che questa mattina è scaduto il termine ultimo per presentare gli emendamenti al disegno di legge della maggioranza. Emendamento che, a differenza delle indiscrezioni che erano circolate, non è stato presentato dal Carroccio.

Dunque, per la Lega la riforma costituzionale rimarrà, come previsto in origine dal ddl, senza quorum nel punto che riguarda la proposta di referendum propositivo. A ribadirlo è lo stesso Brescia: “È un altro segno di compattezza di questa maggioranza. Del resto non contenevano quorum né il testo base già votato un mese fa in commissione dalla Lega, né la proposta di legge M5S-Lega”.

“Il questo percorso deve guidarci il metodo saggiamente indicato dal presidente Conte nella conferenza stampa di fine anno: sulle riforme costituzionali decide il Parlamento, non il governo. Non facciamo gli errori di chi ha già fallito in passato senza cambiare nulla e ci ha lasciato in eredità mille parlamentari e strumenti troppo deboli per far sentire la voce dei cittadini”, ha concluso il deputato pentastellato.

Diametralmente opposta, invece, la posizione del Pd che ha presentato 67 emendamenti al testo della riforma. Le modifiche riguardano l’introduzione del quorum, che secondo il partito di opposizione deve essere mobile, pari alla metà del numero degli elettori che hanno votato alle ultime elezioni politiche. In alternativa dovrebbe essere del 25% degli aventi diritto al voto.

Per quanto riguarda le materie oggetto del referendum, i dem escludono che possano essere coinvolti i diritti fondamentali, le leggi tributarie e di bilancio, quelle di amnistia e indulto e quelle di autorizzazione a ratificare i trattati internazionali.
In merito poi a eventuali contrasti tra la legge approvata dal Parlamento e quella proposta dal comitato promotore del referendum, secondo il Pd spetta alla Corte Costituzionale stabilire se i due testi siano difformi.

Infine il partito democratico ha proposto di innalzare a 700 mila o anche a un milione il numero di firme necessario al Comitato promotore per presentare una legge di iniziativa popolare.

Diana Sarti

Nata a Roma nel 1995, si è laureata in scienze politiche alla Luiss. Scrive soprattutto per il web, con particolare attenzione agli esteri. Appassionata di teatro e Giochi olimpici, ha scritto spesso di nuoto e atletica leggera. Viaggiatrice da sempre e poliglotta, parla cinque lingue.