Chiusura dei campi Romun albo per chi frugatra i cassonetti di Roma

La proposta dal Campidoglio per regolarizzare chi ricicla i rifiuti

Una nuova proposta per regolarizzare, e dunque tenere sotto controllo, chi fruga tra i rifiuti della Capitale. È quanto si legge all’interno della più ampia bozza del documento elaborato dal Comune di Roma in vista della chiusura dei campi Rom e dell’avvio quindi delle soluzioni abitative per i nomadi.

Come riportato dal Messaggero, il Dipartimento Politiche Sociali del Campidoglio, diretto da Laura Baldassarre, ha elaborato il piano per il superamento dei campi nomadi e, all’interno del progetto, c’è anche la proposta di istituire un albo – quindi con regolare patentino e registrazione – per chi raccoglie e ricicla rifiuti, oltre che di individuare una località per il conseguente smaltimento e poter quindi avere una sorta di mercato autorizzato e tassato. Tra le note del documento viene specificato che l’attività del “riciclatore”, qualora la proposta verrà effettivamente realizzata, sarà un’occupazione «ad esaurimento», ovvero riservata esclusivamente ad adulti – anche non rom – che risiedono da molti anni nella Capitale e per i quali viene reputato ormai impossibile un inserimento nel mondo del lavoro.

Il progetto, che ricorda che allo stato attuale le attività di raccolta e riciclo dei rifiuti sono illegali, spiega quelle che dovrebbero essere le conseguenti possibilità di sbocco lavorativo che una decisione del genere potrebbe portare. Quindi la creazione di «mercatini dell’artigianato, ditte individuali o cooperative miste di servizi e accesso al sistema di microcredito», il tutto, appunto, previa autorizzazione e con il conseguente rilascio di un patentino.

Una proposta, dunque, che si andrebbe ad inserire nel progetto più ampio che da anni ormai tiene banco e impegna le varie amministrazioni di Roma: la sistemazione e regolarizzazione di più di 7mila nomadi sparsi nei vari campi, di cui ben la metà sono minorenni. Nel documento si parla, a tal proposito, di censimento della situazione patrimoniale delle famiglie e di progetti di auto-recupero – anche per non rom e migranti – per individuare e realizzare, o recuperare, delle soluzioni abitative adeguate. Soluzioni da portare avanti quindi con un accordo reciproco, attraverso un patto con il Comune che i rom dovranno firmare, in particolare chi aveva già espresso il desiderio di lasciare i campi avendo le risorse economiche per farlo. Resta però da capire cosa fare con chi, tra i rom, non vuole lasciare i campi e regolarizzare la propria posizione.

Salvatore Tropea

Classe 1992, dopo la maturità scientifica si laurea in Scienze della Comunicazione alla Lumsa. Collabora con il mensile locale calabrese L’Eco del Chiaro; con il giornale studentesco e la WebTV della Pontificia Università Lateranense e con il portale online farodiroma.it. Attualmente frequenta il Master in Giornalismo alla Lumsa, dopo aver frequentato il Master in Digital Journalism alla Lateranese e aver svolto due mesi di stage a Radio Vaticana. Con il Master in Giornalismo della Lumsa ha svolto tre mesi di stage presso la redazione de Il Venerdì di Repubblica e attualmente sta svolgendo uno stage di tre mesi presso la redazione italiana di Vatican News