Una riforma che salva la scuola, ma non accontenta tutti

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Ieri Montecitorio è stata invasa da migliaia di precari scesi in piazza per contestare la riforma della scuola annunciata dal Governo la settimana scorsa e che consentirebbe l’assunzione a tempo indeterminato di 34mila insegnanti. Il disagio e i motivi della contestazione riguardano almeno 100mila docenti, sia ordinari del Tfa (Tirocinio formativo attivo) sia “straordinari” (rientrati nei Pas, percorsi abilitanti speciali, una sorta di “sanatoria” del Ministero per abilitare chi aveva anni di servizio alle spalle), che hanno ottenuto l’abilitazione, ma che sono rimasti esclusi dalle Graduatorie ad esaurimentoQuesti sono stati accompagnati dagli studenti del nuovo ordinamento di Scienze della formazione primaria, il Coordinamento precari scuola Roma e il gruppo Docenti abilitati precari. A loro supporto Cisl, Anief e e Flcgil. Nessun commento dal mondo politico, eccezion fatta per qualche rappresentante del Movimento 5 Stelle, che ha voluto «esprimere solidarietà ai precari della scuola esclusi dalle graduatorie per entrare di ruolo, scesi in piazza per urlare la propria rabbia e disperazione contro un governo sordo e miope. Veri e propri supplenti a vita, che il governo sta totalmente ignorando». Tra questi ha fatto la sua apparizione anche Alessandro Di Battista, il quale si è detto convinto che «la strada da percorrere sia una sola, ossia stabilizzarli tutti. Parliamo di uomini e donne in possesso dell’abilitazione, che hanno investito tempo e soldi sulla loro formazione e che ora si ritrovano nel girone infernale dei precari di serie B, vittime di un’ingiustizia che il governo si ostina ad ignorare».

«Oggi siamo qui a manifestare contro il piano-scuola varato dal governo – spiega un giovane precario al megafono – perché la riforma in atto non ci valorizza e non ci farà lavorare. Non ci saranno più ore disponibili per noi. A cosa serve adesso la nostra abilitazione? A cosa?». Il disappunto investe molti punti della riforma Renzi-Giannini: primo fra tutti il non essere stati presi in considerazione per le 150mila assunzioni previste. La maggioranza delle persone in piazza pensava che metà dei posti a disposizione sarebbe stata assegnata per concorso, invece si è scelto di riservarli esclusivamente alle Graduatorie a esaurimento. Soluzione che nel lungo periodo potrebbe portare allo svuotamento delle liste e avvantaggiare tutti, ma che, nell’immediato, rischia di lasciare a casa chi dovesse ritrovarsi escluso,pur essendo da anni tra i banchi a contatto con gli alunni. Poi rimane aperta la questione riguardante i concorsi: l’esecutivo ha promesso un bando entro il 2015 per assegnare ulteriori 40mila posti nel biennio 2016-2018, ma in molti si dichiarano perplessi a riguardo ed è proprio a causa di questi lunghi tempi d’attesa che la protesta non accennerà a placarsi.

Diversa l’opinione del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: «È stata una svolta epocale. Il problema dei precari ce lo portavamo dietro da vent’anni, ora il governo ha tirato un tratto di penna».

 Renato Paone

Renato Paone

Nato a Carpi (Mo) il 16 luglio 1986, si è laureato in Scienze Storico–Religiose presso La Sapienza di Roma. Nel 2007 ha iniziato a collaborare con il quotidiano “Il Corriere Laziale” ottenendo, al termine del biennio, il tesserino da pubblicista. Ha proseguito la sua attività giornalistica scrivendo su alcune riviste on line, interessandosi prevalentemente di politica estera, Medio Oriente, Asia e Africa, e pubblicando il suo primo libro, “Jihad e Stampa Cattolica”, nel settembre del 2013.