Roma ai primi posti per i Servizi Pubblici

I romani spendono di meno per i servizi pubblici locali rispetto agli abitanti delle altre grandi città italiane. È quanto emerge dallo studio annuale curato dall’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali del Comune di Roma, presentato il 9 Marzo dal Professore Paolo Leon e dalla Dottoressa Flaminia Violati. Uno studio articolato su nove città (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze e Bari). E che mira ad analizzare non soltanto la spesa di varie tipologie di famiglie, ma anche le politiche sociali che alla spesa possono fare da freno.

Rifiuti, acqua, trasporto pubblico locale, taxi, asili nido sono i principali servizi messi allo studio. Sebbene si registri un generale incremento dei costi, dovuto sia all’aumento dei prezzi delle fonti di energia, sia ai tagli ai finanziamenti per i comuni, Roma si colloca comunque ai primi posti per l’offerta efficiente a costi contenuti. Ma il dato più confortante è quello che riguarda le fasce socialmente più deboli. Per i pensionati (457 euro) e per le famiglie a basso reddito con figlio in età da nido (1180 euro) la spesa è minima. Una prova evidente che le politiche sociali a sostegno dei redditi più bassi, portate avanti dall’amministrazione locale, hanno inciso non poco sull’economia domestica.

In tutte le grandi città italiane gli anziani godono di agevolazioni per i servizi culturali, ricreativi e di trasporto, ma solo quelli romani, con reddito fino a 15mila euro, accedono al trasporto pubblico gratuitamente. Per le altre città l’esenzione è sì applicata, ma è soggetta a limiti di reddito molto più stringenti: per Napoli e Bari è di 10mila euro, per Firenze 8mila, per Genova e Palermo sotto i 5mila. Anche per le famiglie a basso reddito con un figlio al nido Roma è certamente la città più economica. Più della metà (650 euro) della loro spesa per i servizi pubblici locali è riservata all’asilo. Tuttavia, raffrontato a quello di Firenze, Bari e Milano, il costo del nido risulta quasi irrisorio, ed è maggiore soltanto a quello di Genova e Napoli. Aumenta invece per le famiglie a medio reddito, seguendo una tendenza che vale un po’ per tutte le città italiane. A ben vedere i disagi relativi agli asili nido, cui Roma è spesso associata, riguardano più che l’entità delle tariffe, la disponibilità dei posti. Da un’indagine risulta infatti che il cittadino medio è meno soddisfatto del servizio rispetto all’utente vero e proprio. A riprova che, una volta ottenuto l’accesso, sulla bontà del servizio si trova poco da recriminare. Va inoltre sottolineato che i nidi privati convenzionati sono obbligati per legge a praticare le tariffe comunali. Tuttavia se si prende in esame la stessa famiglia a basso reddito ma senza figli, pur riconfermandosi sotto la spesa media, Roma risulta essere la quarta città meno cara (739 euro) per i servizi pubblici locali, dopo Firenze, Milano e Torino.

Anche per il servizio taxi,la Capitalesi attesta tra le più economiche, con tariffe cittadine tra le più convenienti. Stesso discorso per l’acqua (terzo posto, dopo Milano e Torino) e soprattutto per il trasporto pubblico, fermo restando che l’aumento a 1,50 euro del biglietto a tempo previsto per giugno di quest’anno, almeno secondo il Comune, non inciderà più di tanto.

Nota dolente della spesa delle famiglie romane è certamente quella per i rifiuti. Roma è infatti penultima, seguita solo da Napoli. Ma le responsabilità ricadono principalmente sulle politiche regionali. “Un incremento della differenziata – spiega l’autrice dello studio Flaminia Violati – non provoca un aumento dei costi, essendo questi legati allo smaltimento e al trattamento, che non competono certamente al Comune”.

I romani spendono di meno per i servizi pubblici locali rispetto agli abitanti delle altre grandi città italiane. È quanto emerge dallo studio annuale curato dall’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali del Comune di Roma, presentato il 9 Marzo dal Professore Paolo Leon e dalla Dottoressa Flaminia Violati. Uno studio articolato su nove città (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze e Bari). E che mira ad analizzare non soltanto la spesa di varie tipologie di famiglie, ma anche le politiche sociali che alla spesa possono fare da freno.

Rifiuti, acqua, trasporto pubblico locale, taxi, asili nido sono i principali servizi messi allo studio. Sebbene si registri un generale incremento dei costi, dovuto sia all’aumento dei prezzi delle fonti di energia, sia ai tagli ai finanziamenti per i comuni, Roma si colloca comunque ai primi posti per l’offerta efficiente a costi contenuti. Ma il dato più confortante è quello che riguarda le fasce socialmente più deboli. Per i pensionati (457 euro) e per le famiglie a basso reddito con figlio in età da nido (1180 euro) la spesa è minima. Una prova evidente che le politiche sociali a sostegno dei redditi più bassi, portate avanti dall’amministrazione locale, hanno inciso non poco sull’economia domestica.

In tutte le grandi città italiane gli anziani godono di agevolazioni per i servizi culturali, ricreativi e di trasporto, ma solo quelli romani, con reddito fino a 15mila euro, accedono al trasporto pubblico gratuitamente. Per le altre città l’esenzione è sì applicata, ma è soggetta a limiti di reddito molto più stringenti: per Napoli e Bari è di 10mila euro, per Firenze 8mila, per Genova e Palermo sotto i 5mila. Anche per le famiglie a basso reddito con un figlio al nido Roma è certamente la città più economica. Più della metà (650 euro) della loro spesa per i servizi pubblici locali è riservata all’asilo. Tuttavia, raffrontato a quello di Firenze, Bari e Milano, il costo del nido risulta quasi irrisorio, ed è maggiore soltanto a quello di Genova e Napoli. Aumenta invece per le famiglie a medio reddito, seguendo una tendenza che vale un po’ per tutte le città italiane. A ben vedere i disagi relativi agli asili nido, cui Roma è spesso associata, riguardano più che l’entità delle tariffe, la disponibilità dei posti. Da un’indagine risulta infatti che il cittadino medio è meno soddisfatto del servizio rispetto all’utente vero e proprio. A riprova che, una volta ottenuto l’accesso, sulla bontà del servizio si trova poco da recriminare. Va inoltre sottolineato che i nidi privati convenzionati sono obbligati per legge a praticare le tariffe comunali. Tuttavia se si prende in esame la stessa famiglia a basso reddito ma senza figli, pur riconfermandosi sotto la spesa media, Roma risulta essere la quarta città meno cara (739 euro) per i servizi pubblici locali, dopo Firenze, Milano e Torino.

Anche per il servizio taxi,la Capitalesi attesta tra le più economiche, con tariffe cittadine tra le più convenienti. Stesso discorso per l’acqua (terzo posto, dopo Milano e Torino) e soprattutto per il trasporto pubblico, fermo restando che l’aumento a 1,50 euro del biglietto a tempo previsto per giugno di quest’anno, almeno secondo il Comune, non inciderà più di tanto.

Nota dolente della spesa delle famiglie romane è certamente quella per i rifiuti. Roma è infatti penultima, seguita solo da Napoli. Ma le responsabilità ricadono principalmente sulle politiche regionali. “Un incremento della differenziata – spiega l’autrice dello studio Flaminia Violati – non provoca un aumento dei costi, essendo questi legati allo smaltimento e al trattamento, che non competono certamente al Comune”.