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Roma, la vita tormentata dei fuorisede che faticanoa trovare un alloggio

Viaggio nell’odissea degli studenti tra affitti alle stelle e stanze logore

Case piccole per troppi inquilini, muffa sulle pareti e padroni di casa poco disposti a sistemare le condizioni precarie degli alloggi. Il tutto non per due spiccioli, ma per centinaia e centinaia di euro che gli studenti e le studentesse fuorisede sono costretti a sborsare per seguire l’università a Roma. C’era una volta l’Italia della casa emblema di stabilità e opportunità. Oggi per tanti giovani Millennials e Generazione Z sta diventando l’esatto opposto: un simbolo di precarietà, fragilità, diseguaglianza.

Gli studenti sono costretti a inseguire la chimera di un posto letto a un prezzo conveniente, che però non c’è. La ricerca è lunga, estenuante e spesso deprimente. A Roma una stanza singola vale tra i 500 e i 600 euro, se non di più, stando al questionario realizzato da Lumsanews in collaborazione con le scuole di giornalismo di Torino, Urbino e Iulm di Milano. Secondo le stime riportate, dunque, ognuno di loro arriva a pagare solo di affitto più di 8.400 euro l’anno. Spese poco sostenibili per i giovani studenti e, soprattutto, per le loro famiglie. A queste vanno sommate quelle per utenze, vitto, trasporto, tasse universitarie e libri. Eppure, nonostante i prezzi poco agevoli e con buona pace del diritto allo studio, i fuorisede sono costretti a sgomitare per accaparrarsi un posto letto a Roma. 

Poco importano le possibilità economiche. Nella Capitale del “mal comune, mezzo gaudio”, trovare una casa decente a un prezzo abbordabile è un’impresa impossibile anche per i più abbienti, che si ritrovano a pagare cifre esorbitanti per delle gattabuie. 

Lorenzo studia a Roma ma vive a Latina. Impiega circa un’ora e mezza ogni mattina per recarsi all’università, senza contare eventuali ritardi e treni soppressi. Da mesi cerca una stanza in zona Roma nord, vicino alla struttura in cui dovrà svolgere uno stage curriculare, ma i proprietari che incontra cercano solo coinquiline donne. Giulia, invece, è stata più fortunata. Ha scovato un alloggio cinque anni fa, quando è approdata da Massa nella Capitale per motivi di studio. Tuttavia, ha dovuto scegliere di vivere in un convitto con altre 40 persone. Questo poiché non riusciva a trovare una stanza disponibile in nessuna zona di Roma, tantomeno vicino l’università che frequentava all’epoca, la Sapienza. Ora paga 500 euro per una stanza doppia con bagno in comune e, inoltre, vive le sue giornate nella struttura tra continui blackout elettrici.

Per loro una buona soluzione potrebbero essere le residenze universitarie, che hanno prezzi calmierati. DiSCo Lazio, ente regionale per il diritto allo studio, assegna tramite bando pubblico alcuni posti alloggio presso queste strutture. DiSCo offre la possibilità di utilizzare gli alloggi tramite il pagamento di un costo medio convenzionale, che si aggira intorno ai 200/240 euro. Un ottimo prezzo rispetto alla media degli affitti nella Capitale. 

Ma non solo. Un’opportunità in più, a Roma, sono le strutture religiose, ma anche qui non mancano i problemi. Giulia lamenta a Lumsanews le condizioni fatiscenti del convitto in cui si trova. “Una mia amica si è trovata nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Le è quasi caduto il soffitto della cucina addosso, e questo evento non è stato né il primo né l’ultimo”, così Giulia racconta la sua vita nella struttura, tra l’imposizione di rigide regole e armadi che “cadono a pezzi”.

Ma non tutti vedo la situazione in maniera negativa. Allegra, 28enne veneziana, grazie a un passaparola ha trovato la residenza in cui attualmente vive. “Pago 500 euro al mese una stanza con bagno privato, pulizie incluse nel prezzo, e non devo rispettare un coprifuoco” racconta Allegra, che si definisce “fortunata” a poter entrare e uscire quando vuole, senza restrizioni. 

E tra case piccole, affollate e fatiscenti, pagate a peso d’oro, gli studenti fuorisede sono costretti a fare molte rinunce. L’aperitivo a volte diventa un lusso, il parco la nuova  palestra e al museo si va “solo la prima domenica di ogni mese, quando è gratis”, commenta Lisa, 23enne aretina. Una vita in bilico tra i sensi di colpa nei confronti dei genitori, costretti a pagare tutte le spese, e la voglia di divertirsi. 

Allegra, Giulia, Lorenzo e Lisa. Storie di vita da fuorisede. Quasi fosse solo una storia, la loro, che invece, del nostro Paese, sono il futuro.

Martina Vivani

Nata a Roma nel '96, sono laureata in Lettere Moderne ed Editoria e scrittura. Guidata da un forte interesse per il mondo della comunicazione, sogno di poter diventare giornalista professionista.