MOSCA – Vendere per provare a limitare i danni. Lukoil, il colosso petrolifero russo, ha fatto sapere di aver messo sul mercato i suoi asset esteri dopo le nuove sanzioni di Washington. La Casa Bianca, infatti, ha annunciato nuove misure restrittive contro le società Rosneft e Lukoil con l’obiettivo di bloccare gli introiti della Russia sul mercato dove è più forte e costringerla a negoziare un cessate il fuoco in Ucraina. L’azienda insieme a Rosneft controlla il 55% della produzione petrolifera russa.
Le mosse di Cina e India
Dopo l’introduzione di nuove sanzioni da parte di Trump, giovedì scorso l’agenzia Reuters aveva comunicato che le principali compagnie petrolifere statali cinesi avevano sospeso gli acquisti di petrolio da Mosca trasportato via mare. Sulla stessa linea sembra essere anche l’India, il maggior acquirente di petrolio russo trasportato via mare, che è pronta a ridurre drasticamente le importazioni del greggio da parte di Mosca, per conformarsi alla linea statunitense. Secondo l’agenzia britannica, la conseguenza di questa mossa sarà un rialzo del prezzo del petrolio, a causa del calo della domanda da parte dei principali acquirenti della Federazione russa. Di conseguenza, le entrate nelle casse del Cremlino subiranno una forte riduzione, mentre gli importatori si rivolgeranno altrove per le forniture.
Lukoil e Rosneft: chi sono
La compagnia petrolifera e leader del settore energetico mondiale Lukoil è stata fondata da Vagit Alekperov nel 1991, dopo la dissoluzione dell’Urss. Opera in tutte le fasi della filiera energetica, dalla produzione alla vendita al dettaglio ed è attiva in oltre 30 Paesi al mondo. In seguito allo scoppio della guerra nel 2022, il suo fondatore si era dimesso per evitare sanzioni personali. Mentre nel 1993, è stata creata Rosneft, ad oggi la più grande compagnia petrolifera russa. Alla sua guida Igor Sechin, figura vicina al presidente Vladimir Putin.


