HomeInchieste Russia e Ue, la sfida delle sanzioni

La Russia sotto le sanzioni
Crolla il mercato del gas
Italia, giù inflazione e Pil

I numeri dell'import export

Sale il prezzo della benzina

di Raffaele Rossi21 Febbraio 2023
21 Febbraio 2023

A un anno dallo scoppio del conflitto, la guerra in Ucraina continua ad avere conseguenze sull’economia globale. Tra febbraio e dicembre dello scorso anno, l’Unione europea ha imposto alla Russia una serie di sanzioni che comprendono restrizioni individuali e multe che hanno due obiettivi: limitare gli scambi commerciali e l’approvvigionamento di risorse nei confronti della Russia, in modo da comprometterne la capacità di proseguire l’invasione e sanzionare i soggetti responsabili del sostegno al governo russo.

“Tutte le sanzioni imposte dall’Unione e che hanno bloccato l’esportazione di beni e prodotti tecnologici stanno avendo ancora oggi un impatto sui processi produttivi russi”, spiega a Lumsanews Michele Polo, docente di Economia Politica e prorettore dell’Università Bocconi di Milano. “Per alcuni beni, come le automobili – prosegue l’economista – le vendite interne in Russia sono crollate nella primavera 2022 a causa della mancanza di semiconduttori che vengono utilizzati anche nelle produzioni di microprocessori”. Il professore fa riferimento alla carenza di minerali come silicio e germanio, elementi principali nel campo dell’elettronica: questi sono necessari per la realizzazione dei microprocessori, essenziali per il funzionamento delle auto moderne.

Non solo l’Unione europea ma anche altri Stati hanno adottato pacchetti di sanzioni contro la Russia. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno isolato le banche russe dal sistema di pagamenti internazionali Swift; hanno vietato alle navi Ue di trasportare petrolio greggio russo verso paesi terzi; hanno bloccato i patrimoni esteri di ricchi oligarchi, uomini vicini a Putin (come Roman Abramovič, ex presidente del Chelsea, e German Chan, maggior azionista della Alfa Bank) perché temevano che finanziassero il governo russo nel conflitto; hanno bloccato inoltre ogni investimento straniero nell’economia russa con sanzioni sulle aperture di nuovi negozi e catene; congelati i beni di Vladimir Putin e del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Si tratta di iniziative senza precedenti che hanno un effetto devastante sull’economia del Cremlino: subito dopo l’annuncio delle prime sanzioni, avvenute il giorno seguente l’invasione, la moneta russa, il rublo, ha perso il suo valore di quasi il 30%.

Il mercato del gas

I segni di un anno di guerra si avvertono anche sui mercati del gas e del petrolio. La Russia è il più grande esportatore mondiale di gas naturale e copre circa il 36% del fabbisogno energetico dell’Ue (fonte ISPI). Dalla Federazione russa provengono anche il 27% dell’import di petrolio e il 46% del carbone. Negli ultimi 10 anni il calo di produzione in Norvegia ha aumentato la dipendenza energetica europea da Mosca. Nel dicembre 2022 l’Unione europea ha trovato un’intesa provvisoria sul REPowerEU che mira a rafforzare l’autonomia strategica dell’Ue diversificando e potenziando l’approvvigionamento energetico, a seguito del protrarsi del conflitto in Ucraina.

Per l’Italia, nel 2021 la Russia rappresentava il maggiore partner per l’importazione di metano con 29,1 miliardi di metri cubi, mentre nel 2022, dopo lo scoppio della guerra, la quota proveniente da Mosca è scesa a 11,2 miliardi di metri cubi (-61%). Uno scenario, secondo Michele Polo, che “vede sempre più una riduzione della dipendenza dei paesi europei dal Cremlino”. È cresciuto il flusso proveniente dall’Algeria (+12%), passando da 21,2 a 23,7 miliardi di metri cubi. L’Azerbaijan è invece il terzo paese da cui l’Italia riceve più gas con una fornitura di 10,2 miliardi di metri cubi a fronte dei 7,2 del 2021. Secondo i dati Snam (Società Nazionale Metanodotti) da aprile a dicembre 2022, l’Italia ha ridotto la dipendenza dal gas russo di oltre il 40% rispetto al periodo pre-guerra.

In bolletta, per gli italiani, il prezzo del gas ha subito un’oscillazione dai 180 € per megawattora del dicembre 2021, prima dell’inizio della guerra in Ucraina, fino a raggiungere il picco di 338 € a fine agosto 2022. Alla fine dello scorso anno il prezzo del combustibile ha toccato la cifra di 76 € e per marzo 2023 è prevista un’ulteriore discesa sotto i 51 € per megawattora. Il prezzo del metano a febbraio 2023 è stato pari a 0,731604 euro/Smc.

grafico prezzi gas tra dicembre 2021 e marzo 2023

Andamento prezzi gas 2021-2023

Sale il prezzo della benzina

Come spiega Michele Polo, la Russia aggira le sanzioni sul greggio adoperando le tecniche dello shadow fleet (“flotta ombra”) e del blending (“miscelazione”). Secondo la società marittima Braemar sono oltre 100 le petroliere che formano la flotta ombra attraverso cui il Cremlino trasporta il proprio greggio all’estero: si tratta di navi obsolete straniere che vendono anonimamente il petrolio ad anonimi acquirenti. Insieme a questo, la Russia adotta anche il metodo della miscelazione della propria benzina con quella di altre fonti, in modo da farne perdere l’origine.

Dall’inizio della guerra il costo medio del carburante in Italia è salito fino a 1.884 € al litro nell’estate 2022. Dopo una prima discesa nell’autunno (1.6 € al litro), il prezzo della benzina è di nuovo salito. Al momento si è stabilizzato sulla cifra di 1.852 € al litro.

Prezzi benzina in Italia tra il 2021 e il 2023

I numeri dell’import-export della Russia

Le importazioni di merci dalla Russia all’Europa, dopo il picco nel mese di marzo 2022 (23,5 miliardi di euro), sono calate toccando i 13,5 miliardi nel novembre 2022. Al contrario le esportazioni in Russia dall’UE sono in forte ascesa: dopo aver toccato quota 2,9 miliardi ad aprile 2022, a fine 2022 hanno toccato quota 5,4 miliardi di euro. In nove mesi si registra una riduzione delle vendite e dei consumi (contrazione) del 42,4%.

In un articolo sulla rivista Energy Policy, il vice primo ministro della Russia Aleksander Novak ha reso noto che nel 2022 le esportazioni complessive di gas russo sono diminuite del 25.1% a 184,4 miliardi di metri cubi. La quantità del petrolio esportata invece è aumentata del 7,6% raggiungendo i 242 milioni di tonnellate.

A causa della guerra le industrie europee sono state colpite dall’aumento dei prezzi di alimenti, gas e petrolio. Tutto questo viene compensato da un aumento in Europa delle esportazioni di paesi meno toccati dalla crescita dei costi come ad esempio gli Stati Uniti.

I numeri dell'import export della Russia

Tutto questo rappresenta una serie di problemi che si ripercuotono non solo sulle economie mondiali ed europee ma anche italiane.

Aumento dei prezzi dei prodotti agricoli

Ad aumentare sono stati anche i prezzi dei prodotti agricoli. L’Ucraina, considerato il “granaio d’Europa”, con il 40% della terra coltivabile di migliore qualità del mondo, è una dei più grandi esportatori di grano del mondo. A far alzare i prezzi dei prodotti agricoli, secondo Coldiretti, è stata “la sospensione, a causa della guerra, delle spedizioni commerciali dai porti sul mar Nero dell’Ucraina che, insieme alla Russia, rappresenta quasi un terzo del commercio mondiale di grano (29%) ma anche il 19% delle forniture globali di mais per l’allevamento animale e l’80% delle esportazioni di olio di girasole”. L’Italia importa dalla Russia il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais per l’alimentazione del bestiame. In un solo giorno, il 24 febbraio 2022, subito dopo l’invasione dell’Ucraina, le quotazioni del grano sono cresciute del 5,7% – secondo Andrea Panchetti, presidente Cna Firenze – mentre nei tre giorni successivi il costo della farina di grano tenero è aumentato del 10%.

Lo scenario macroeconomico dell’Italia fino al 2025

Secondo le proiezioni per l’economia italiana presentate nell’ultimo bollettino della Banca d’Italia pubblicato il 24 gennaio 2023, i costi del gas e dell’elettricità avranno un impatto a lungo termine sull’economia dell’Ue. Il PIL, dopo una crescita di quasi il 4% nel 2022, rallenterebbe nel successivo triennio, espandendosi dello 0,6% quest’anno e dell’1,2% sia nel 2024 che nel 2025. L’inflazione, salita quasi al 9% in media nel 2022, scenderebbe al 6,5% nel 2023 fino a portarsi al 2% nel 2025.

La guerra in Ucraina continuerà a rappresentare un fattore di forte instabilità. Nelle ipotesi della Banca d’Italia le quotazioni energetiche rimangono relativamente elevate per il 2023 fino a ridursi gradualmente nel biennio successivo. Nel 2024-2025 il commercio mondiale tornerebbe a crescere a ritmi più sostenuti e si ipotizza una stabilizzazione dei tassi di interesse nominali (prestiti, finanziamenti, mutui).

Proiezione PIL in Italia dal 2023 al 2025

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