Senato, scontro tra Grasso e Calderoli sulla valanga di emendamenti

grassoDopo la discussione generale di ieri, il Senato ha ripreso l’esame del disegno di legge di riforma costituzionale. Bocciata la richiesta delle opposizioni di tornare in commissione e non passare subito all’esame degli articoli. A Palazzo Madama tiene banco la questione degli 82 milioni di emendamenti presentati per fini meramente ostruzionistici da parte del leghista Roberto Calderoli. «Non permetterò che il Senato sia bloccato da iniziative irresponsabili – ha detto ieri il presidente Pietro Grasso –  Assumerò tutte le misure necessarie per consentire almeno in aula il dibattito di merito». Dura la replica dell’esponente del Carroccio: «il presidente legga il regolamento – ha dichiarato – dove non c’è un tetto al numero di emendamenti, pertanto tutto quello che è consentito si può fare».
Nelle ultime ore, invece, il Partito democratico aveva trovato la quadra interna dopo mesi di dissidi con le cosiddette minoranze che si sono battute per istituire una forma di elettività per il nuovo Senato. Tre emendamenti presentati dalla maggioranza, quindi con la firma di tutti i capigruppo, modificano in parte l’articolo 2 del testo ma anche le disposizioni in materia di nuove funzioni dell’assemblea e di elezione dei giudici costituzionali. In particolare, si prevede che a scegliere i nuovi senatori saranno i cittadini quando voteranno per il rinnovo dei consigli regionali. Un compromesso chiesto dalla sinistra dem per riequilibrare il sistema di rappresentanza tracciato dall’Italicum, la legge elettorale che ha introdotto i capilista bloccati.
In ogni caso, Calderoli non esclude di ritirare la valanga di emendamenti proprio come accaduto pochi giorni fa, quando il senatore – dopo essere stato salvato dal processo per quello che in molti ritengono essere un insulto razzista all’ex ministro Cecile Kienge – ha rinunciato alle proposte di modifica. Intanto, il premier Matteo Renzi si dice molto sereno: «Al Senato la maggioranza è stabile – ha affermato – e i numeri per approvare la riforma c’erano, ci sono e ci saranno».

Roberto Rotunno

Roberto Maria Rotunno

Nato a Conversano (BA) nel 1989. Dopo alcune collaborazioni con giornali locali, nel 2009 è diventato giornalista pubblicista. Si è laureato a Bari in Scienze dei Servizi giuridici, con una tesi in Diritto Internazionale sulla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in tema di diritto di cronaca, in particolare giudiziaria. A febbraio 2011, poco dopo aver terminato lo stage al Corriere del Mezzogiorno di Bari, ha iniziato a collaborare con ilfattoquotidiano.it