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HomeCronaca Stupro di gruppo a Catania, restano in carcere altri tre indagati

Stupro di gruppo a Catania
In carcere tre indagati
Un quarto ai domiciliari

"Non siamo stati noi", ripetono

Ma uno di loro li accusa

di Alessandro Raeli06 Febbraio 2024
06 Febbraio 2024
carcere Catania

Davanti al Palazzo di giustizia di Catania sono stati esposti gli striscioni di alcune associazioni contro la violenza | Foto Ansa

CATANIA – Restano in carcere i tre maggiorenni fermati dai carabinieri per la violenza sessuale di gruppo su una 13enne nei bagni pubblici di Villa Bellini, a Catania. Il gip del tribunale catanese ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e della sostituta Anna Trinchillo. Confermati gli arresti domiciliari per il quarto indagato che avrà l’obbligo dell’uso del braccialetto elettronico. Al momento sono sei le persone in carcere per la violenza avvenuta il 30 gennaio scorso.

Durante l’interrogatorio per la convalida del fermo – che si è tenuto lunedì 6 febbraio – i sette ragazzi fermati hanno negato. “Non sono stato io” è stata la frase maggiormente ripetuta. A rimanere in carcere anche i due ragazzi egiziani – un minorenne e un neo maggiorenne – e un terzo minorenne, ritenuti gli autori principali degli abusi. Secondo le ricostruzioni uno dei ragazzi avrebbe spinto la 13enne dentro uno dei bagni, dove è avvenuta la violenza. Alla procura il giovane ha detto di essere intervenuto per fermare l’aggressione. La ragazza, però, lo ha smentito.

Un contributo alle indagini lo ha fornito soprattutto l’indagato al momento detenuto agli arresti domiciliari. Il ragazzo ha indicato i violentatori mostrando ai carabinieri del comando provinciale il loro profilo TikTok. L’avvocato Fidone, legale dei due maggiorenni, ha spiegato che uno dei ragazzi si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre l’altro – parlando con il gip – si è detto estraneo ai fatti. 

Per la ministra della Famiglia Eugenia Roccella, intervenuta in occasione del Safer Internet Day, i fatti dello stupro di Catania “sono sconvolgenti”. Il problema, per la ministra, risiede nella “minore capacità da parte delle famiglie di incidere sulla formazione dei figli”.

Intanto, una delle comunità da cui provengono due dei ragazzi coinvolti nei fatti, ha pubblicato una nota in cui viene chiesto maggiore rispetto nei confronti dei minori da parte dei giornalisti. “Abbiamo rispetto della stampa e dei giornalisti – si legge –  ma dobbiamo proteggere, nostro malgrado, i minori che ospitiamo e che nulla hanno a che fare con i fatti di cronaca di questi giorni”.

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