Suarez, il morso costa carissimo: squalificato per 4 mesi e 9 gare della nazionale

luis_suarez-394988Non passerà alla storia come il morso con cui nel 1997 l’afroamericano Mike Tyson staccò un orecchio al suo avversario Evander Holyfield, ma certo il suo reiterato comportamento da “cannibale” rischia di costare quasi altrettanto caro al centravanti uruguayano Luis Suarez.

4 mesi e 9 gare nazionali out. Durissima è stata infatti la mano della commissione disciplinare della Federazione internazionale calcio (Fifa) nei confronti del centravanti, che è stato squalificato per quattro mesi, e dovrà saltare anche nove gare della sua nazionale, compreso ovviamente ciò che resta del mondiale della Celeste. Tornerà sui campi di gioco a fine ottobre, e non potrà giocare nelle prime nove giornate della Premier League, né in Champions League. Ammesso ovviamente che il Liverpool non gli rescinda il contratto per giusta causa, dato che negli ultimi quattro anni il calciatore uruguayano ha collezionato complessivamente 48 giornate di squalifica per “comportamento antisportivo”, molte delle quali proprio per aver preso a morsi gli avversari. Prima di Chiellini altri due difensori avevano infatti la sfortuna di “assaggiare” i canini di Suarez: Otman Bakkal nel 2010 (quando l’uruguayano giocava ancora nell’Ajax) e poi Branislav Ivanovic lo scorso anno.

Eroe in patria. Espulso dal mondiale, dato che la Fifa gli ha ritirato l’accredito, Suarez si prepara a tornare in patria, dove – un po’ come Zidane dopo la testata a Materazzi nel 2006 – sarà molto probabilmente accolto come un eroe. La sua linea di difesa iniziale («Sono cose che possono accadere in campo») non ha convinto i giudici internazionali, ma di sicuro ha fatto breccia in Patria, dato che la federazione calcistica uruguayana – con l’avallo del Presidente-ex guerrigliero José Mujica – l’ha fatta propria, parlando di “complotti e provocazioni”, ipotizzando perfino di non schierare la squadra nell’ottavo di finale contro la Colombia. Poi, il timore di peggiorare ulteriormente le cose ha prevalso, e la minaccia è rientrata: «Mostreremo a Suarez tutto il nostro amore – promettono dal ritiro – e ci troveremo ancora una volta soli contro tutti, come nel mondiale del 1950» [quando a sorpresa l’Uruguay vinse in casa del Brasile favorito, NdR]. La Colombia e tutte le altre squadre sono avvertite.

Di Alessandro Testa

Alessandro Testa

Nato a Roma, ha conseguito una laurea quinquennale (110 e lode) in Scienze della Comunicazione alla Sapienza, dove svolge ancora ricerca sulle primarie al dipartimento CORIS. Ha lavorato quattro anni negli uffici stampa della Marina Militare e ha collaborato con un’agenzia di stampa e diverse piccole testate. Ha frequentato il master IGS in giornalismo internazionale e una summer school in comunicazione a New York. Attualmente scrive recensioni teatrali, cura un blog ed è presente su Twitter.