Da uso occasionale a boom, i voucher della discordia

I voucher, nelle intenzioni originarie, dovevano servire come forma di pagamento per lavori accessori e occasionali. In Italia sono stati introdotti nel 2003 con la Legge Biagi, entrando poi in vigore nel 2008. E da quando questo istituto è stato completamente liberalizzato per tutti i settori lavorativi dal Governo Monti nel 2012 si è assistito ad un boom del suo uso.

Dati INPS.

Nella colonna “voucher venduti” possiamo osservare che ne sono stati erogati sempre di più ogni anno: tra il 2008 e il 2015 l’aumento è stato esponenziale (+ 25.000% circa).

Per quanto riguarda dati più dettagliati, sono per ora disponibili solo quelli tra il 2011 e il 2015. Qui vediamo che il numero di voucher effettivamente pagati al lavoratore (colonna “Voucher riscossi”) sono anch’essi aumentati tra i due anni (+604% circa). Nello stesso periodo, il numero di lavoratori coinvolti (colonna “Lavoratori pagati con voucher”) è salito da 216.214 a 1.380.030 (+538%). Il numero medio di voucher riscossi (ultima colonna) è stato 63,22, che corrisponde dunque a circa 630 euro che sarebbero stati percepiti mediamente da ciascuno di questi lavoratori all’anno (ciascun voucher vale all’incirca 10 euro).

Abbiamo a disposizione anche un quadro generale sui settori in cui i voucher vengono utilizzati.

Dati INPS.

Tra il 2008 e il primo semestre del 2016 è soprattutto nel commercio, nel turismo e nei servizi che i buoni lavoro sono stati venduti.

A ottobre dell’anno scorso un decreto applicativo del Jobs Act ha imposto ai datori di lavoro di comunicare al Ministero del Lavoro dati sull’utilizzo dei voucher. “La nostra vigilanza è un po’ più efficace grazie all’obbligo comunicazionale”, ci spiega Danilo Papa, direttore centrale della vigilanza sul lavoro presso il Ministero di Giuliano Poletti. “Le violazioni riguardanti il lavoro in nero inoltre sono crollate”.

Tutti i sindacati principali denunciano gli abusi perpetuati attraverso questo strumento. Corrado Barachetti, responsabile CGIL per la contrattazione sul mercato del lavoro dice che “oggi si sta coprendo del lavoro coordinato e continuativo attraverso i voucher. Il basso numero di ore lavorate con voucher certificate, inoltre, non racconta il lavoro in nero prestato nelle stesse occasioni”; Gianluigi Petteni, responsabile per il mercato del lavoro della CISL conferma gli abusi affermando che “la buona flessibilità va bene finché non si cade nel pessimo sfruttamento”; Guglielmo Loy, responsabile per le politiche del lavoro nella UIL, ritiene che “alcune imprese attraverso di essi riducono in maniera legale le tutele e i diritti quali ferie e ammortizzatori sociali”. Abusi che in particolare si sono verificati nei campi “del turismo, dell’edilizia e dell’agricoltura”, a detta di Loy; “nel commercio”, aggiunge Corradini, e “nei trasporti”, sottolinea Petteni.

Alla CGIL è stato da più parti fatto notare l’uso che fa dei voucher per alcune prestazioni interne. In merito a queste polemiche, Barachetti ne giustifica l’utilizzo spiegando che “sono utilizzati solamente per pensionati che si dedicano a piccoli lavoratori per le sedi sindacali” e per i quali il sindacato sarebbe pronto a fare dei contratti appositi da regolamentare insieme al governo.

Le proposte fornite dai sindacati per rimediare a questi problemi non coincidono. La CGIL propone l’eliminazione totale dei buoni lavoro attraverso un referendum. “Il lavoro occasionale deve essere disciplinato attraverso contratto subordinato, come abbiamo spiegato nella nostra Carta dei Valori”, dice Barachetti. “Facendo questa richiesta, noi vogliamo tutelare anche le stesse imprese, perché un contratto garantisce condizioni chiare anche per loro”, è il suo ragionamento.

CISL e UIL sono invece dell’avviso che vanno mantenuti ma riformati. Petteni pensa infatti che “vanno riportati al sistema originale, ovvero al lavoro esclusivamente occasionale. Lo strumento va corretto ma non cancellato”. Gli fa eco Loy: ““Siamo contrati alla cancellazione totale dell’istituto e per modifiche immediate”. I due sindacati propongono inoltre di eliminarne l’uso in alcuni settori, edilizia e trasporti in particolare.

Sul referendum proposto dalla CGIL, Petteni non si sbilancia sulla posizione che assumerà la CISL (“Quando sapremo la data, daremo le indicazioni di voto ai nostri iscritti”), mentre Loy ha le idee più chiare: “Se avverranno modifiche alla legislazione sui voucher, indicheremo di non andare a votare al referendum”.

Si è già costituito un comitato per il NO al referendum che propone l’abrogazione dei voucher. Si chiama “NoiNo”, è stato promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi ed è presieduto dal giornalista Davide Giacalone. “I voucher rappresentano un’esperienza positiva, purtroppo molto limitata”, ci spiega. “Il grande incremento degli ultimi anni rappresenta in realtà una piccola incidenza complessiva sul mercato del lavoro”. Per modificare la situazione, Giacalone propone “le riforme Hartz praticate in Germania che hanno introdotto i mini-jobs, così da mettere sotto contratto queste forme di lavoro”.  L’economista post-keynesiana Antonella Stirati, dell’università Roma Tre, fa un’analisi del tutto diversa su come affrontare il problema della disoccupazione. “Il problema italiano non è nella necessità di maggiore flessibilità della contrattualizzazione delle condizioni di lavoro ma nell’andamento della domanda dei consumatori”, ci ha detto.