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Viminale: allarme Isis. La Capitale presa di mira dagli jihadisti

di Renato Paone10 Settembre 2014
10 Settembre 2014

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Roma possibile obiettivo dell’Isis, organizzazione estremista islamica, poi evolutasi in califfato, guidata dall’iraqeno al Baghdadi. Proprio quest’ultimo, in un recente discorso, ha vagheggiato un possibile attacco contro la Capitale, sede del papato e simbolo della cristianità. Attualmente non ci sono ancora progetti concreti di attentati diretti al Belpaese, ma c’è comunque la necessità di «massima vigilanza», queste le parole del ministro dell’Interno, Angelino Alfano nel corso di un’informativa alle Camere.

La novità che ha messo in pre-allarme il Viminale e gli addetti ai lavori consiste non solo dell’effettiva pericolosità dell’organizzazione, dei mezzi e del capitale che ha a disposizione (stimato intorno ai 2 miliardi di dollari), ma soprattutto, ha precisato Alfano, «degli uomini dell’Isis, pronti a combattere e a infliggere torture e a commettere crimini brutali contrari ad ogni principio di umanità». Secondo il ministro dell’Interno non sarebbe prudente intendere solo metaforicamente quanto proclamato dal califfo. Il vero pericolo, infatti, è insito nella «platea a cui egli si rivolge – ha precisato il presidente del NCD – ed il rischio che menti deboli e facilmente influenzabili possano lasciarsi suggestionare dai messaggi del loro capo politico e spirituale, interpretandoli alla lettera». La volontà del ministro è, quindi, di vigilare con la massima attenzione per captare ogni singolo segnale, anche quello apparentemente meno rilevante, e garantire così la sicurezza interna del paese e della Capitale, ponendo particolare attenzione sui punti nevralgici: San Pietro e il Vaticano in primis, il Colosseo, le sedi dei ministeri e la metro.

Un’altra caratteristica che sta attirando l’attenzione dei servizi e delle forze di polizia è la numerosa partecipazione alla causa jihadista dei cosiddetti foreign fighters, estremisti islamici che, pur non avendo nazionalità iraqena o siriana, decidono di partire e di unirsi ai combattenti nei vari teatri bellici dislocati in Medio Oriente. Fino ad oggi sono 48 i neo-jihadisti che, in un modo o nell’altro, presentano collegamenti con l’Italia e di questi due sono di nazionalità italiana: il genovese Giuliano Delnevo, convertitosi all’Islam e morto nei pressi di Aleppo nel giugno del 2013 e un giovane marocchino naturalizzato che si trova attualmente in un altro Paese europeo. Sotto la lente d’ingrandimento delle forze di sicurezza, numerosi centri d’aggregazione religiosa islamica: 514 associazioni e 396 luoghi di culto, tra questi anche la moschea di Roma.

Alfano sostiene che una possibile soluzione preventiva volta ad affrontare «questo grave e insidioso fenomeno» consiste nel rafforzamento delle armi legislative e nella creazione di nuovi strumenti che tengano conto della sua costante evoluzione. «Bisogna – ha concluso il ministro – che sia sempre possibile contestare il delitto di partecipazione a conflitti armati o ad atti di terrorismo che si svolgano fuori dei nostri confini, anche quando si tratta di un “lupo solitario”. E il semestre italiano all’Unione Europea sarà un’occasione per fissare nuove misure».

Renato Paone

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