La corsa di Open Fiberoltre 2 milioni di famiglieraggiunte dalla nuova fibra

Verranno raggiunti oltre 3.700 comuni Benefici per sette milioni di cittadini

Entro la fine del 2017 saranno 2,4 milioni le nuove case che potranno usufruire della mega fibra ottica per il collegamento in rete, con velocità che toccheranno fino ad 1 gigabit al secondo, ovvero un miliardo di bit al secondo. Verranno cablati oltre 3.700 comuni, a beneficio di 6,8 milioni di cittadini.

Questi i dati dell’accordo firmato ieri da Infratel Italia, società controllata dal Ministero dell’Economia e Open Fiber, società del gruppo Enel: il contratto prevede “la concessione per i sei lotti aggiudicati per la realizzazione della rete a banda ultra larga nelle aree a fallimento di mercato delle dieci regioni del secondo bando”, ovvero il cablaggio di Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Basilicata e Sicilia.

Open Fiber si presenta sul mercato non come una vera azienda di telecomunicazioni, che presenta al cliente finale le offerte per l’uso delle sue reti, quanto come un “noleggiatore” di reti per le aziende TLC, con la possibilità di mettere a disposizione e sfruttare le infrastrutture (anche sotterranee) preesistenti, già adibite al trasferimento di energia elettrica da parte di Enel.

Inoltre con le strutture Open Fiber si potrà raggiungere concretamente l’uso della tecnologia FTTH, fiber to the home, che porta la connessione in velocità fino all’abitazione. Molto più veloce del FTTC, che limitava il collegamento in fibra al cabinet, l’armadietto della società di telecomunicazioni (e la velocità fino a 100 o 200 megabit al secondo) e della “vecchia” ADSL, che navigava interamente su cavi di rame.

La chiave del successo di questo progetto viene dalle parole dello stesso presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, che lo scorso 25 ottobre aveva evidenziato come tutta “l’Europa rischia di restare indietro di fronte al cambiamento epocale offerto dal 5G, a causa di due pesanti eredità del settore”, riferendosi principalmente all’alto indebitamento delle aziende nel campo TLC, che sono restie a sostituire le loro reti in rame. Per Bassanini infine occorre un “operatore terzo che metta a disposizione l’infrastruttura a tutti i service provider, in modo paritario, e l’operatore terzo si specializzerebbe nel creare e gestire la struttura”.

 

Lorenzo Capezzuoli Ranchi

Nato a Roma durante i mondiali di Italia ’90, è iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Lazio, albo pubblicisti. Dopo una esperienza a New York, dove studia Broadcast Journalism alla New York Film Academy, torna nella Capitale per il Master in giornalismo della Lumsa. Estroverso, spigliato e gran chiacchierone, guarda al prossimo biennio col sorriso.