Sessant'anni del FrisbeeLa storia: dalla Californiaal successo mondiale

Tutto partì da un vassoio Ora è anche uno sport

Il frisbee oggi compie 60 anni. A partire dalle spiagge californiane questo gioco si è diffuso in tutto il mondo diventando col tempo un vero e proprio sport.
L’idea in realtà nasce nel Connecticut. Era il 1938 quando Fred Morrison e la futura moglie Lucile riuscirono a vendere il vassoio di una torta con cui giocavano in spiaggia a 25 centesimi. La torta ne era costati 5: l’affare apparve subito chiaro.
Ma fu solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che Morrison vendette alla Wham-O, una ditta californiana che in quegli stessi anni produrrà anche gli Hula Hoop, il diritto di commercializzare il suo “disco volante” (nome dato in onore alla nascente ossessione per gli UFO). Il primo modello, simile all’attuale, veniva lanciato con dei fili.
Negli anni ’50 Fred Morrison elaborò il diretto progenitore del moderno frisbee in plastica: il disco di Plutone. Nel 1957 partì la produzione di massa ma era necessario trovare un nome più accattivante, da qui Frisbee. L’idea venne perché gli studenti di Yale chiamavano così i vassoi della pasticceria Frisbie con cui giocavano sui prati del campus.
L’invenzione venne perfezionata negli anni ’60. Fu aggiunto un bordo più spesso che facilitava la presa e la precisione nel lancio. Da questo momento in poi il Frisbee ha raggiunto un successo planetario.
Dagli anni Settanta è diventato uno sport anche per i cani: padrone e amico a quattro zampe possono divertirsi con un nuovo e innovativo disco molto più resistente, brevettato per il morso dell’animale.

Marina Lanzone

Nata a Monopoli (Ba) il 17 febbraio 1993. Laureata in Lettere all'Università di Bari, ha iniziato a collaborare con una testata on-line. Nel 2016 ha frequentato un Master in giornalismo semestrale che le ha offerto l’opportunità di fare uno stage presso la sede romana del Tg5. Appassionata di teatro e cinema ma anche costume e società ha iniziato il secondo master in giornalismo presso la Lumsa per mettersi in gioco e diventare una giornalista multitasking.