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USA, il matrimonio gay è costituzionale. Storica sentenza della Corte Suprema americana

di Francesca Ascoli27 Giugno 2013
27 Giugno 2013

La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, con cinque voti a favore e quattro contrari, ha abolito il Defence of Marriage (DOMA), l’atto che stabiliva che l’unico matrimonio riconosciuto è quello fra uomo e donna. Una decisione storica, che riflette il continuo cambiamento della società americana.
Il Doma. Approvato il 3 gennaio del 1996 e varato da Clinton a settembre dello stesso anno, l’atto aveva l’intento di proteggere l’istituzione del matrimonio. La seconda sezione della legge non riconosceva nessun valore e beneficio legale, a livello federale, ai matrimoni contratti fuori dai confini americani e negli stati americani, dove i matrimoni tra persone dello stesso sesso erano consentiti. Diventano così tredici gli stati americani, dove il matrimonio fra  omosessuali è legale: Washington, Iowa, Minnesota, Delaware, Maryland, Connecticut, Main, Massachusetts, New Hampshire, New York, Rhode Island, Vermont. A questi si aggiunge la capitale del Paese, District of Columbia (DC).
Le reazioni. Urla, gioia e commozione nel Stonwall Inn, storico bar nel Village, il quartiere, dove è cominciata la protesta per i diritti dei gay nel giugno del 1969, e dove si sono dati appuntamento, quarantaquattro anni dopo, molti giovani e esponenti della comunità omosessuale di New York. Molti ringraziano il presidente Obama, per loro è grazie al suo intervento che questa svolta è potuta avvenire. E proprio Obama, tramite un tweet con scritto “La sentenza di oggi sul Doma è un passo storico verso la #parità nei matrimoni #LoveisLove” e successivamente in un comunicato ufficiale della Casa Bianca, ha confermato la sua contentezza: “Questa decisione rende tutti più liberi. Quella legge era discriminatoria e rappresenta un vittoria per le coppie che a lungo hanno lottato per un trattamento paritario di legge, per i bambini i cui genitori ora sono riconosciuti come legittimi, per le famiglie che avranno da oggi in poi il rispetto e la protezione che meritano”.
Anche il sindaco della Grande Mela, Michael Bloomberg, ha commentato: “La nostra storia è definita dall’allargamento dell’eguaglianza per tutti ela Corteoggi ci ha portato un passo più vicino”. E lo stesso Bill Clinton, ha gioito insieme agli altri: “Bocciando il Domala Corteha messo fine alla discriminazione di alcuni gruppi di cittadini. Spero che l’eguaglianza dei diritti nel matrimonio possa tornare anche in California”. E proprio sul “Proposition8”californiano, il referendum che nel 2008 vietò i matrimoni gay, e poi dichiarato incostituzionale dalla Corte Federale di San Francisco, c’è stata un’altra vittoria:la CorteSupremaha dichiarato che i promotori della proposizione non hanno il diritto legale di presentarsi davanti alla stessa corte e, di conseguenza, l’unica decisione valida è quella del giudice della città californiana.
Totalmente contrarie le reazioni dei vescovi americani. Nel comunicato della Conferenza Episcopale, firmato dall’Arcivescovo di New York Timothy Dolan si legge: “E’ un giorno tragico per il matrimonio e per la nostra nazione”. Parole dure anche da parte dell’arcivescovo di San Francisco, Cordileone: Il governo federale dovrebbe rispettare la verità che il matrimonio è l’unione di un uomo e di una donna anche quando gli Stati non lo fanno”. Suonano a festa  invece le campane delle chiese evangeliche, in particolar modo quelle protestanti.

Francesca Ascoli

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