Saltano le connessioni in Ucraina, con Starlink che smette di funzionare per circa un’ora. Intanto, continuano a verificarsi sconfinamenti di droni russi in territori di alcuni paesi Nato. Sale anche la tensione internazionale, con il presidente Donald Trump che punta il dito sulle deboli sanzioni dell’Europa.
Ucraina a rischio isolamento
Salta la linea di Starlink, e l’Ucraina rimane senza connessione lungo tutto il confine del fronte. Il servizio satellitare sviluppato da SpaceX – azienda di Elon Musk – è essenziale per ospedali, scuole e unità militari.
Roman Pahulych, giornalista ucraino che lavora al fronte per Radio Free Europe/Radio Liberty, racconta a Lumsanews che il blocco è durato circa un’ora: “Per questo le conseguenze non sono state gravi. Ma Starlink è fondamentale per l’Ucraina, perché tutte le nostre difese militari sono basate su droni, che effettuano missioni di rilevamento del nemico a terra per tenere sotto controllo la situazione al fronte e poter agire tempestivamente”.
La possibilità degli ucraini di difendersi è dunque legata a doppio filo al funzionamento di Starlink. “L’esercito ucraino sta cercando di creare alternative a Starlink – spiega Pahulych – ma non sono ancora soluzioni diffuse in tutte le stazioni militari”. Oltre alle operazioni militari, i servizi Starlink sono essenziali anche per i cittadini: “Viene utilizzato anche come mezzo di comunicazione per le città vicine alla linea del fronte, o anche per l’istruzione. I bambini ucraini in qualche modo devono studiare e in certi luoghi non possono andare a scuola, quindi le lezioni online sono l’unica possibilità”.
Sempre più concreta la minaccia russa: droni anche in Romania
Rimane alto l’allarme in Europa di fronte agli sconfinamenti di droni russi. Dopo la Polonia, anche la Romania è stata costretta due giorni fa (il 13 settembre) ad innescare un’operazione di sorveglianza. A invadere lo spazio aereo della Nato per quasi un’ora un singolo drone russo, seguito dai caccia romeni fino a quando non è deviato verso l’Ucraina, scomparendo dai radar.
Bucarest annuncia che denuncerà l’episodio all’assemblea generale dell’Onu e accusa Mosca: “Sono azioni irresponsabili e rappresentano una nuova sfida alla sicurezza e alla stabilità regionale nell’area del Mar Nero”. Da Bruxelles, la solidarietà dell’alto rappresentante Kaja Kallas, che definisce inaccettabile questa ennesima violazione della sovranità di uno Stato europeo.
Il Cremlino intanto alza la portata delle minacce: il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev ha infatti dichiarato che “atturare l’idea provocatoria di Kiev di creare una no-fly zone sull’Ucraina e consentire alla Nato di abbattere i droni russi sull’Ucraina significa dichiarare guerra tra l’Alleanza e la Russia”.
Dagli Stati Uniti solo ambiguità
Parlando con i giornalisti, il presidente americano ha espresso disappunto per le sanzioni che Europa e Nato hanno imposto alla Russia: “Non stanno facendo un buon lavoro. Gli europei sono miei amici, ma stanno comprando petrolio dalla Russia. Quindi non possono aspettarsi che siamo noi gli unici ad agire”.
Come sottolinea poi Trump, gli Stati Uniti sono pronti a imporre sanzioni a Mosca, ma a condizione che vengano inasprite quelle europee e che non venga più acquistato petrolio russo. Ultima richiesta del presidente, che l’Europa imponga dazi alla Cina.
In tutto questo, l’Ucraina sembra quasi passare in secondo piano. Il presidente definisce l’odio tra Zelensky e Putin come “insondabile, si odiano così tanto che quasi non riescono a parlare”. E, ancora una volta, Trump si propone come mediatore, mentre quasi per caso ammette che la Russia è l’aggressore di questa guerra: “Sono morti 8 mila giovani soldati questa settimana – ha dichiarato – tra russi e ucraini. Un po’ di più sono russi, perché quando sei l’aggressore perdi di più”.