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HomeCultura La class action dei genitori contro i social: “I nostri figli schiavi dell’algoritmo”

La class action dei genitori
per tutelare i minori
dall'uso eccessivo dei social

A presentarla il Movimento Moige

Sotto accusa Facebook e TikTok

di Tommaso Di Caprio03 Ottobre 2025
03 Ottobre 2025
social

A close-up shows an application 'TikTok' on a smart phone in Berlin, Germany, 07 July 2020. US State Secretary Pompeo on 06 July 2020 siad the US was 'looking at' a ban of Chinese social media apps including the popular video-sharing app TikTok. TikTok and many other social media messenger apps have announced over the course of the week that they would be making changes in their Hong Kong operations in consequence to the disputed security law which was imposed by China and coming into force. ANSA/HAYOUNG JEON

MILANO – Arriva direttamente dai genitori della GenZ la prima class action italiana contro i social network di Meta (Facebook e Instagram) e TikTok. A presentarla è stato il Moige, Movimento Italiano Genitori, assistito dallo studio legale Ambrosio & Commodo. L’azione legale, la prima nel suo genere, è finalizzata a proteggere i minori – bambini e adolescenti – da tutte quelle pratiche dannose e illegali condivise sulle principali piattaforme social.

Il ricorso è stato depositato presso il Tribunale di Milano e prende le mosse dal’articolo 840-sexiesdecies del codice di procedura civile che introduce il principio dell’azione inibitoria collettiva, per ottenere la cessazione o il divieto di reiterazione di condotte che ledono individui o enti, ed è esercitabile da chiunque abbia interesse, in particolare imprese o enti gestori di servizi pubblici.

Nelle intenzioni dei promotori, la class action è necessaria per l’attuazione di tre punti: divieto di accesso per i minori di 14 anni sulle piattaforme social, rimozione dei sistemi legati all’algoritmo come lo scroll infinito e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei processi decisionali che rischia di assumere i contorni di una vera e propria manipolazione computazionale per i più piccoli. Infine, attuazione dell’obbligo di fornire informazioni trasparenti sui rischi connessi all’abuso dei social media.

L’appello dei genitori: “Preoccupati dai rischi sulla salute mentale”

Secondo Tonino Cantelmi, professore di cyberpsicologia, presso l’Università Europea di Roma, le preoccupazioni sollevate dal Moige con questa azione poggiano su solide basi scientifiche poiché è ormai appurato che “la corteccia prefrontale raggiunge la completa maturazione in età adulta intorno ai 25 anni” e quindi non si può escludere il rischio di danni permanenti alla salute mentale di adolescenti e più piccoli.

Ma le evidenze scientifiche a supporto della class action emergono anche da documenti istituzionali commissionati dalle istituzioni europee, come lo studio dalla Commissione europea nel 2024, “Benessere e salute mentale a scuola”, nel quale si legge che risultati peggiori degli studenti in termini di salute mentale sono influenzati dall’uso inadeguato dei social media.

L’azione dell’Italia destinata a pesare anche in Europa

L’iniziativa presentata da Moige tiene conto delle più recenti normative in materia, prodotte dalla Commissione europea, come la Legge sui Servizi Digitali (Dsa), la Legge sui Mercati Digitali (Dma) e la legge europea sull’Intelligenza Artificiale (Aia). Finora, infatti, l’Ue si è limitata a riconoscere i rischi e gli effetti delle pratiche manipolative veicolate dai social media su minori, senza però attivare concrete misure di contrasto. Ma adesso, un pronunciamento del Tribunale di Milano sulla class action potrebbe cambiare le carte sul tavolo segnando un precedente positivo in materia di tutela dei minori nel mondo digitale non solo per l’Italia, ma anche per gli altri Paesi europei.

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