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HomeEsteri Sudan, Ungaro (Unhcr): “A rischio milioni di vite, stupri e fame come armi di guerra”

“Situazione devastante
in Sudan 4 milioni
di sfollati interni”

Filippo Ungaro (Unhcr) a Lumsanews

“Diritto internazionale sospeso a flebo"

di Tommaso Di Caprio08 Ottobre 2025
08 Ottobre 2025
Sudan

Filippo Ungaro, responsabile della comunicazione di Unhcr

“Una crisi umanitaria sconvolgente con milioni di vite a rischio”. Con queste parole, Filippo Ungaro, responsabile della comunicazione dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), descrive a Lumsanews il dramma del Sudan, ostaggio di una guerra civile da più di due anni. 

Ungaro quali sono gli effetti di questa emergenza umanitaria sulla stabilità della regione?

“Gli effetti sono devastanti. Sono ormai più di due anni che si combatte una guerra molto feroce che ha prodotto enorme distruzione in tutto il Paese. Scuole, ospedali, strade, infrastrutture distrutte. Diffusione di epidemie, stupri e fame come arma di guerra. La popolazione civile è stata enormemente colpita. Più di 4 milioni di persone sono ospitate principalmente in Ciad, Egitto, Libia, Sud Sudan, Etiopia, Repubblica Centro-africana e Uganda. Siamo grati a questi Paesi che continuano a tenere le frontiere aperte, ma c’è bisogno di maggiore sostegno da parte della Comunità internazionale”. 

I Paesi confinanti come stanno affrontando l’aumento dei flussi di rifugiati?

“Hanno dimostrato grande generosità e hanno mantenuto i confini aperti. Il solo Ciad, Paese molto povero e fragile che fa fatica a garantire i servizi essenziali a propri cittadini, ospita circa 800 mila “nuovi” rifugiati sudanesi. E gli arrivi non si fermano. Con il Ciad esiste una vicinanza culturale e non solo geografica, mentre in Egitto sono presenti importanti comunità di sudanesi”.

Il presidente Donald Trump, ha smantellato l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale che erogava aiuti anche al Sudan. Che succede ora?

“Il taglio brutale agli aiuti umanitari costituisce non solo un venir meno a quel principio di condivisione delle responsabilità di cui parlavo prima, ma rischia di avere un effetto negativo sulla stabilizzazione di quelle aree e dei flussi migratori che passano proprio per quei Paesi. Io sono stato recentemente in Ciad. In un campo rifugiati dell’Unhcr c’era – uso volutamente il passato – una scuola molto ben organizzata e funzionante. Poche settimane dopo la mia visita, a causa dei tagli agli aiuti, quella scuola non aveva più i soldi per pagare gli insegnanti. Il Preside ci ha detto che ora le ragazze vengono date in sposa, troppo presto per la loro età”.

Il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha detto che nella comunità internazionale non vede la reale volontà di terminare il conflitto con una trattativa. Cosa dobbiamo aspettarci?

“Posso ripetere con grande forza le parole che ha usato Filippo Grandi, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati: il diritto internazionale è attaccato a una flebo. Viviamo in un periodo di grande incertezza delle relazioni internazionali. Dove sono andati a finire gli sforzi per il multilateralismo, per la risoluzione pacifica dei conflitti, per la protezione delle popolazioni civili? Allontanare i problemi dal cuore e dagli occhi, non li risolve”.



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