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Il piano di pace di Donald Trump per Gaza. I punti e le questioni ancora da sciogliere

di Elisa Ortuso09 Ottobre 2025
09 Ottobre 2025
Rubio parla all'orecchio di Trump

Rubio chiede a Trump l'autorizzazione per pubblicare l'annuncio dell'intesa tra Israele e Hamas | Foto Ansa

L’intesa fra Israele e Hamas è stata firmata, finalmente. Nella notte è arrivata l’ufficialità da parte del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump su Truth che ha annunciato la sigla della prima fase prevista dal piano di pace. 

“Questo è un grande giorno per il mondo arabo e musulmano, Israele, tutte le nazioni circostanti e gli Stati Uniti d’America”, scrive il tycoon e continua “ ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo evento storico e senza precedenti. Benedetti gli operatori di pace!”. Vediamo quindi nel dettaglio che cosa prevedono i 20 punti del piano di pace proposto lo scorso 29 settembre dal numero uno della Casa Bianca e accettato dalle parti la scorsa notte.

I termini della prima fase

La prima fase del piano prevede l’immediata cessazione delle ostilità e il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani rimasti a Gaza  in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri dello Stato ebraico. Hamas dovrebbe rilasciare 20 ostaggi vivi e i corpi di 28 deceduti. Dal canto suo Netanyahu dovrà far tornare a casa 2 mila detenuti palestinesi, di cui 250 che stanno scontando l’ergastolo e altri 1.700 prigionieri dall’inizio del conflitto. Secondo l’accordo, lo scambio avverrà entro 72 ore dalla firma e il cessate il fuoco non entrerà in vigore finché l’accordo non sarà ratificato dal governo israeliano. Il premier israeliano dovrebbe convocare il gabinetto di sicurezza per oggi, 9 ottobre, alle 17. 

Gli aiuti umanitari

Durante i primi cinque giorni dal cessate il fuoco è prevista l’entrata di almeno 400 camion carichi di aiuti umanitari nella Striscia. Cifra destinata a crescere nei prossimi giorni. In questa operazione è incluso il ripristino delle infrastrutture, come acqua, elettricità e fognature. Ma anche la riabilitazione di ospedali e panifici e l’ingresso delle attrezzature necessarie per rimuovere le macerie e riaprire le strade. Tuttavia, il piano prevede che gli aiuti procederanno senza interferenze delle due parti ma tramite le Nazioni Unite, la Mezzaluna Rossa e altre istituzioni internazionali indipendenti dalle due parti coinvolte nel conflitto. 

Il ritiro dell’Idf

Il piano prevede poi il ritiro delle Forze di difesa israeliane secondo la linea concordata e nell’ambito di questo processo, sono in corso i preparativi e un protocollo di combattimento per la prossima transizione verso linee di schieramento modificate. Intanto, l’Idf continua a essere schierata nell’area e resta pronta a qualsiasi sviluppo operativo. Il ritiro di Israele sulla linea dovrebbe richiedere meno di 24 ore, a quel punto partirà il rilascio degli ostaggi secondo i termini già menzionati. 

I nodi ancora da sciogliere

Secondo un funzionario appartenente al gruppo terrorista, i negoziati per la seconda fase inizieranno “immediatamente” dopo la firma della prima fase del piano di pace. Un tema ancora da sciogliere riguarda il disarmo di Hamas che non è ancora chiaro come avverrà. Cioè se sarà totale o parziale. Inoltre, l’accordo – al momento – non prevede il rilascio dei detenuti palestinesi coinvolti nella strage del 7 ottobre e soprattutto di uno dei prigionieri più importanti su cui Hamas continua a chiedere la liberazione, Marwan Barghouti. Il leader di Hamas è considerato da Israele come una delle menti dietro alle morti di civili israeliani. Per questo Tel Aviv non ha mai voluto rilasciarlo in precedenti scambi. 

Altro tema di dibattito è la futura amministrazione di Gaza. Al momento Hamas ha rifiutato categoricamente di affidare la gestione della Striscia a un comitato di transizione internazionale. Il gruppo terrorista non accetta la figura di Tony Blair come governatore, pur accettando il suo ruolo di monitoraggio a distanza. Secondo una fonte palestinese informata, Hamas vorrebbe negoziare la gestione di Gaza con l’Autorità Nazionale Palestinese.

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