ROMA – L’attentato a Sigfrido Ranucci è “solo la punta di un iceberg molto più profondo”: queste le parole a Lumsanews di Luciana Borsatti, giornalista dell’associazione Ossigeno per l’informazione. Secondo l’Osservatorio sono quasi 8000 i giornalisti che hanno ricevuto minacce dal 2006 al 2024.
Quali sono i giornalisti più esposti alle minacce?
“Sono soprattutto i professionisti che si occupano di cronaca e malaffari, come Ranucci. Questi episodi sono aumentati nell’ultimo anno, come emerge dal nostro rapporto per il 2025 e che presenteremo il 28 ottobre: si tratta di un aumento del 78%. Spaventa che a crescere siano le intimidazioni da parte degli esponenti pubblici. Soprattutto i rappresentanti delle istituzioni locali, comunali o regionali fanno ricorso a querele pretestuose o a cause civili per presunte diffamazioni e danni di immagine. Queste si rivelano quasi sempre infondate: il 90% si conclude con l’assoluzione. E la maggior parte sono rivolte contro giornalisti senza contratto che lavorano in ambienti periferici. In quella situazione il collega è solo, non ha le spalle coperte da un editore che si fa eventualmente carico delle spese legali. Quindi è più facile intimidirlo e indurlo a tacere”.
C’è l’intenzione da parte delle autorità di arginare questi comportamenti?
“Il mondo politico è coinvolto gravemente in questo fenomeno. Sono anni che si va avanti con una delegittimazione del lavoro giornalistico. I giornalisti vengono presi a schiaffi pubblicamente, vengono ritenuti inattendibili, imprecisi, magari di parte. È un clima d’odio e di polarizzazione a cui assistiamo in tutti i campi e a cui figure come Donald Trump hanno dato un grandissimo contributo. Delegittimare la funzione del giornalista significa delegittimare la tutela della nostra democrazia e di tutti i cittadini. Quindi c’è responsabilità non soltanto nel caso delle azioni legali pretestuosi, ma anche nella riduzione del diritto e del dovere dei giornalisti di informare. Tutto questo si riflette in una lesione del diritto dei cittadini di sapere e di poter partecipare con cognizione di causa nella vita pubblica. Per questo motivo esiste una direttiva europea contro lo Slapps (Strategic Laws Against Public Participation). Si tratta di una norma volta a opporsi alle azioni legali contro la partecipazione pubblica: in ultima analisi viene colpito il cittadino, tramite il giornalista che paga le conseguenze”.
Cosa fa Ossigeno per contrastare questo fenomeno?
“Ossigeno funziona come un pronto soccorso per i colleghi coinvolti. Proprio perché sono spesso professionisti precari hanno più bisogno di assistenza. In collaborazione con Media Defense, associazione di avvocati con base a Londra, riusciamo a fornire assistenza legale ai giornalisti. Il problema è primariamente finanziario, ma poi c’è anche il senso di isolamento che porta il collega a non scrivere più notizie scomode. Un’altra operazione che svolge Ossigeno è quella di indagare i casi di ostacoli non giustificati all’accesso del giornalista a informazioni, danneggiamenti alle sue proprietà, aggressioni. Queste in particolare rappresentano il 14% dei casi, riconducibili soprattutto alla criminalità organizzata. In Italia, la regione più colpita dal fenomeno delle minacce fisiche ai giornalisti è il Lazio.”