L’analfabetismo funzionale mette concretamente in pericolo la nostra società. Dall’esposizione alle fake news, alla passività i rischi sono molteplici. Li ha spiegati a Lumsanews Chiara Saraceno, professoressa emerita di Sociologia dell’Università di Torino.
Secondo lei qual è l’origine dell’analfabetismo funzionale?
“In Italia il livello di istruzione è mediamente basso se comparato a quello di altri Paesi. Abbiamo meno laureati, early school leavers, cioè persone che non vanno oltre la scuola dell’obbligo e che a volte non la terminano. Inoltre abbiamo anche un alto tasso di povertà educativa, ovvero di persone che non riescono a andare avanti molto nella scuola per motivi economici”.
Come mai ciò accade?
“Perché la scuola non riesce a compensare gli svantaggi che derivano dalla condizione familiare e socioeconomica. Mentre ci sono Paesi in cui il sistema scolastico è più in grado di superare gli svantaggi, come il fatto che in casa ci sono poche risorse, i genitori sono poco istruiti, l’ambiente sociale. Per esempio ci sono molti comuni in Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, che non hanno una biblioteca pubblica o dove le biblioteche scolastiche non funzionano o non ci sono. Troppi bambini prima e adolescenti poi non sono messi nelle condizioni di sviluppare appieno le proprie capacità”.
Cosa significa analfabetismo funzionale oggi?
“L’analfabeta funzionale di cui parlava Tullio De Mauro negli anni 70 era un analfabeta funzionale che non riusciva a capire quello che c’era scritto sui giornali, cos’era una piattaforma sindacale. L’analfabeta funzionale di oggi continua a non saper fare quelle cose e inoltre ha tante informazioni che non controlla assolutamente, quindi è ancora più grave oggi. Più grave perché è su più settori e anche le persone più colte sono molto più vulnerabili”.
Quali sono i rischi a livello sociale?
“È un rischio per la democrazia, le persone sono più vulnerabili a tante cose come le fake news e lo sfruttamento. Un rischio per la democrazia nel senso che non si è competenti nel capire come va il mondo, ma anche nel cogliere le sue proposte o le notizie e le informazioni. Si è molto passivi rispetto a quello che ci capita. Inoltre, non consente una partecipazione competente e c’è una difficoltà nella formazione della propria opinione”.


