ROMA – Vittime collaterali, trascinate nel baratro della violenza di genere. Minori che accusano di rimbalzo i colpi lanciati tra le mura domestiche. Alcuni subiscono una forma di abuso diretto, altri, in un’esperienza altrettanto traumatica, ne diventano testimoni. Un fenomeno più nascosto, che in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, viene fotografato in un report della Fondazione Openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Secondo un report pubblicato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza infatti, nel 2023, il 34% dei minori presi in carico dai servizi sociali ha assistito a episodi di violenza contro familiari o conviventi. Nello stesso anno, 113.892 i minorenni sono stati presi in carico dai servizi sociali a seguito di una qualche forma di maltrattamento.
Se le ferite possono rimarginarsi e i ricordi sbiadire, i segni della violenza affondano le loro radici nella psiche di bambini e bambine. Disturbi del sonno, ansia, aggressività o comportamenti eccessivamente maturi per l’età sono solo alcune delle conseguenze che può sviluppare un minore cresciuto in un contesto dominato dalla paura. Esposti ripetutamente a tali dinamiche, è lecito aspettarsi che la violenza venga interiorizzata fin dalla prima età, per poi riproporla, da adulti, come modello relazionale comune e accettabile.
Gli orfani di femminicidio
Tra le situazioni più delicate ci sono quelle di minori che perdono la madre, vittima di femminicidio. Una recente relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, descrive le gravi conseguenze che devono affrontare i giovani orfani, a seguito di una forma di lutto traumatica che può sfociare in isolamento, ansia, sensi di colpa, depressione e un generale crollo della fiducia nel mondo adulto. A questo si aggiunge anche un calo del rendimento scolastico, senso di inutilità e lo stigma sociale. Nonostante l’Italia disponga di strumenti normativi, la commissione individua alcuni aspetti critici su cui sarebbe necessario intervenire. Supporto psicologico specializzato, formazione mirata, procedure burocratiche semplificate, sostegni economici più adeguati sono alcune delle proposte avanzate.
Le violenze sul territorio nazionale
Secondo i dati raccolti dal Gruppo Crc, la violenza domestica è un fenomeno che si estende lungo tutta la penisola. Solo nel 2023 sono stati registrati 25.258 reati legati a maltrattamenti in famiglia che coinvolgono minori. La Lombardia è sul podio per il numero più alto di segnalazioni (3.635), seguita da Campania (3.293), Sicilia (2.807) e Lazio (2.697).
Case rifugio e centri antiviolenza ancora insufficienti
Per affrontare i casi più gravi, oltre all’intervento dei servizi sociali, cruciale resta il ruolo dei centri antiviolenza e delle case rifugio. Tuttavia, il tasso di queste strutture è ancora limitato, soprattutto in relazione alle donne effettivamente vittime di violenza e non si distribuisce equamente sul territorio. La mappatura elaborata dall’istituto di statistica ha tracciato sul territorio nazionale (nel 2023) 404 centri violenza, con una presenza più consistente in Campania, Lombardia, Lazio e Sicilia. Le case rifugio, invece, sono 464, con Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna che ne ospitano il numero più alto.
Nel 2023 queste strutture hanno accolto 7.731 persone, tra cui 4.157 minori. Di questi, 2.875 erano figli di donne ospitate nelle case rifugio, quindi potenzialmente esposti o vittime o direttamente vittime di violenza. Allarma anche il sovraffollamento: 165 case hanno segnalato mancanza di posti per ospitare tutte le richieste.


