ROMA – Sono due le strade per la nuova legge elettorale. Giorgia Meloni potrebbe spingere sull’acceleratore e presentare un nuovo testo già a inizio 2026. O prendere tempo e cercare consensi anche tra le fila dell’opposizione, che al momento resta ferma sul “no”.
Addio al Rosatellum
Il tema era già sul tavolo, ma i risultati dell’ultima tornata di elezioni regionali affrettano l’intenzione di Fratelli d’Italia di mandare in soffitta il Rosatellum. Sistema elettorale con cui il centrosinistra potrebbe insidiare la riconferma dell’attuale maggioranza alle prossime elezioni politiche previste nella primavera del 2027. Il nuovo schema non dispiace nemmeno a Forza Italia, come ribadisce il portavoce azzurro Raffaele Nevi. “Il partito – puntualizza – resta affezionato al metodo attuale e cioè chi prende più voti diventa il presidente del Consiglio”.
Nonostante i dubbi sul timing, e non solo su quello, la maggioranza è pronta a discutere le nuove regole del voto. Giovanni Donzelli, deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, provoca: “Ho sentito parlare di attacchi alla democrazia senza nemmeno che sia scritto un testo”.
Le mosse delle opposizioni
Intanto il campo largo si organizza. Il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte conferma a Repubblica che “ci sarà un incontro dopo l’estate per discutere della coalizione”. Al contempo annuncia Nova 2.0: “un processo partecipativo interno”. Una volta terminato il dibattito, ci sarà un confronto con le altre forze politiche per definire un’agenda di cambiamento del Paese.
Legge elettorale, i precedenti cambiamenti
Per le elezioni politiche il sistema in vigore dal 2017 è ibrido, prevalentemente proporzionale con correttivo maggioritario. Prima ancora vigeva la legge Calderoli o Porcellum, proporzionale, con un premio di maggioranza molto consistente, diverso tra Camera e Senato, e soglia di sbarramento al 4% per i partiti e al 10% per le coalizioni. Inoltre, prevedeva liste bloccate senza preferenze. Dal 1993 al 2005 esisteva una modalità che appare opposta rispetto all’attuale: il Mattarellum. La legge era prevalentemente maggioritaria, con preponderanza della componente uninominale, che valeva il 75% dei seggi.


