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HomePolitica Legge sul consenso, scontro nella maggioranza. Salvini frena, le opposizioni insorgono

Scontro sul ddl consenso
Salvini: "Rischiamo vendette"
Pd: "Stereotipi maschilisti"

Bongiorno: "Legge non si fa in un'ora"

Il voto al Senato slitta a febbraio

di Alessio Garzina27 Novembre 2025
27 Novembre 2025

Il leader della Lega Matteo Salvini | Foto Ansa

ROMA – Il disegno di legge che introduce il principio del “consenso libero e attuale” nei casi di violenza sessuale si arena al Senato, aprendo una frattura inattesa nella maggioranza. La norma, approvata alla Camera con un consenso trasversale, avrebbe dovuto ricevere il via libera definitivo il 25 novembre, giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne. Invece lo scontro si accende all’improvviso, con la Lega che blocca il testo in commissione Giustizia.

Matteo Salvini: “Così diventa un’arma di vendetta”

A innescare la polemica è il leader del Carroccio Matteo Salvini che, al programma LaZanzara di Radio24, afferma di essere stato messo al corrente del contenuto del ddl solo all’ultimo momento: “Io non ne sapevo niente. Siamo intervenuti due giorni fa”. Il vicepremier contesta l’impianto della norma temendo derive pericolose nelle cause familiari: “Il consenso attuale e libero è una follia… rischia di diventare un’arma di chi vuole vendicarsi”. Per il leader leghista l’effetto sarebbe quello di “complicare la vita alle famiglie italiane”.

Le reazioni delle opposizioni. Boldrini: “Una scelta politica sulla pelle delle donne”

Il cambio di linea della Lega spinge il Partito Democratico ad attaccare il governo. Per il capogruppo al Senato Francesco Boccia la destra ha “affossato la legge sul consenso” e ha parlato di uno “strappo” nella maggioranza che mette in discussione l’affidabilità della premier Giorgia Meloni, coinvolta nell’accordo bipartisan che aveva permesso il voto unanime a Montecitorio. Dura anche Laura Boldrini, che accusa la maggioranza di aver rinnegato l’intesa “solo per calcoli politici”, affermando che “a rimetterci saranno le donne”.

Anche le altre opposizioni hanno alzato la voce. Da Alleanza Verdi e Sinistra Elisabetta Piccolotti vede nel caso “un regolamento di conti tra Salvini e Meloni sulla pelle delle vittime”.

Il nodo giuridico e lo slittamento a febbraio

A difendere il rinvio è la presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno: “Nessuno si deve permettere di dire che si vuole affossare una legge. Io non ho mai fatto una legge in un’ora”. Ma il clima resta teso. Il titolare della Difesa Carlo Nordio richiama alla cautela sulle norme penali, mentre la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Eugenia Roccella avverte del rischio di “rovesciare l’onere della prova”. Un timore respinto dal presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia che sostiene che “sarà comunque il pm a dimostrare l’assenza di consenso”.

Il voto finale arriverà solo a febbraio. Ma la compattezza iniziale sembra ormai un ricordo lontano.

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